Manca poco al Referedum costituzionale, tra poco più di un mese gli italiani saranno chiamati a decidere sulla Legge Costituzionale proposta dal Governo e approvata dal Parlamento. La sfida per Renzi e i suoi è in salita, i sondaggi vedono prevalere il No, anche per il grande numero di oppositori che il Governo si trova ad affrontare. Da Salvini e Meloni, passando per Grillo,arrivando fino alla minoranza PD che si trovano a combattere la stessa battaglia. Forse più che il referendum l'idea principale dei "tifosi" del No è quella di costringere Renzi a fare un passo indietro e a rimettere l'incarico al presidente Mattarella, più che combattere il referendum guardando al merito della riforma e del quesito referendario.

Renzi, dal canto suo, non molla. Sta cercando di spingere al massimo la campagna per il Sì, ha ammesso il suo errore nel personalizzare troppo la sfida elettorale, "se vince il no mi dimetto e mi ritiro dalla vita politica" affermò il premier qualche mese fa per poi tornare sui suoi passi e dire che, in caso di sconfitta, sarà il Parlamento a decidere se il suo governo potrà andare avanti.

In quest'ottica si inserisce David Hunter, il cacciatore di voti statunitense (socio del guru Jim Messina) e famoso team-leader. Hunter dal 30 settembre inizierà delle lezioni per i volontari dei comitati per il Sì, cominciando da Firenze, e il suo compito principale sarà preparare tutti coloro che dovranno andare a confrontarsi con il popolo degli indecisi.

Dal "porta a porta" al dibattitonelle piazze i volontari dovranno concentrarsi su alcuni punti focali della riforma, come la riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica, cercando di non entrare nel merito dell'operato del governo.

In ogni regione Hunter piazzerà i suoi collaboratori che verranno affiancati dai dirigenti regionali del Partito Democratico e dai responsabili dei comitati locali "Basta un Sì".

Si ipotizza che la fetta di indecisi che possono essere convinti sia di circa il 15%, un numero enorme che potrebbe davvero stravolgere le carte in tavola verso un referendum che potrebbe creare squilibri nella politica italiana, a prescindere dal risultato finale.