Archiviate le polemiche sulla data del Referendum Costituzionalecalendarizzato dal Consiglio dei Ministri per il 4 dicembre prossimo, la campagna elettorale può entrare ufficialmente nel vivo. Il premier Matteo Renzi si gioca tutto o quasi del suo domicilio a Palazzo Chigi. L’errore commesso di personalizzare il voto è stato grave, ma peggio è stato il dietrofront fatto anche e soprattutto alla luce dei sondaggi lontani anni luce dalle previsioni iniziali. “Non si utilizzi il Referendum in nome del desiderio di buttare giù il governo - ha affermato dai microfoni di Rtl 102.5 - perché si manda a casa per sempre la riforma e quella è un’occasione perduta”.
Decisamente una conclusione antitetica rispetto a quella del gennaio scorso: “Se perdessi il Referendum considererei conclusa la mia esperienza politica”. Un’incoerenza che non ammette giustificazioni perché frutto di una vanità politica che non rende merito alla credibilità del ruolo che ricopre e non certo lo diversifica nell’ego da un suo illustre predecessore: Silvio Berlusconi.
Così lontani, così vicini
Si è più volte parlato dello stile Renzi come di un’evoluzione del pensiero Berlusconiano. Una assonanza respinta al mittente dal fiorentino che, tuttavia, ha sempre riconosciuto al vecchio Silvio doti di comunicazione straordinarie. Ecco che nel giorno dell’ottantesimo compleanno del capo di Forza Italia l’assonanza tra i due leader è tornata forte sul tema delle promesse elettorali.
Con il Referendum Costituzionale alle porte, Renzi non ha perso l’occasione infatti per rilanciare vecchi slogan conditi da iniziative mica da ridere: quattordicesima raddoppiata per le minime, anticipo pensionistico e il Ponte sullo Stretto. Una strategia che ricalca, nella sua architettura, quella messa in campo costantemente da Berlusconi allo scoccare dell’ultima campanella pre-elettorale.
È inutile rinnegare ciò ma la realtà è questa: gli slogan spostano voti che, in una competizione dove le due fazioni contrapposte risultano appaiate, alla lunga distanza possono risultare decisivi. È anche a causa di questa vicinanza che il Centrosinistra sta vivendo un disorientamento palpabile.
Le trame dei nemici
In quest’ottica i nemici di Renzi possono andare a nozze, trasformando il dibattito politico nel più classico Processo del Lunedì.
Berlusconi, pur condividendo l’impianto delle Riforme nate dal Patto del Nazareno, ha compattato i moderati sul Fronte del No. D’Alema, che punta senza mezzi termini a spodestare Renzi dal governo e dal PD, è impegnato senza sosta nel risvegliare l’ego dei vecchi compagni comunisti. Con buona pace di una campagna elettorale che si preannuncia sì combattuta, ma di una inutilità di contenuti imbarazzante. “Berlusconi e D’Alema - ha attaccato Renzi - sfruttano la campagna per provare a tornare in campo per fare una bella Bicamerale”. Intanto la Boschi è partita in missione istituzionale alla volta del Sudamerica per evangelizzare i tanti elettori votanti. “Dato che non possono parlare dei contenuti dell’obbrobrio costituzionale - ha accusato Beppe Grillo - cercano armi di distrazioni di massa come la boutade del Ponte sullo Stretto o la Boschi in Sudamerica, a spese dei contribuenti, per fare campagna a favore del Sì”.