In questa settimana abbiamo avuto modo di scoprire alcuni Sondaggi politici pubblicati dai principali istituti di ricerca. Oltre ai dati sulle intenzioni di voto, non sono mancate interviste agli italiani relative ad altri argomenti d’attualità. In primo piano c’è il referendum costituzionale, che dovrebbe svolgersi nel mese di novembre, anche se il Governo non ha ancora ufficializzato la data precisa in cui ci si recherà ai seggi elettorali. In aggiunta, troviamo il tema delle Pensioni, sempre caldo e pronto ad accendere gli animi dei cittadini.

A tal proposito, fa discutere l’APE, meglio noto come Anticipo PEnsionistico, che verrebbe introdotto a partire dal 2017 per garantire l’uscita anticipata dal proprio impiego a numerosi lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati. Di seguito vi riporteremo i dati emersi dai sondaggi di Eumetra Monterosa e EMG per la consultazione referendaria e poi di IPSOS per la questione delle pensioni.

Referendum costituzionale, trionfa il ‘no’ sul ‘sì’

La rilevazione di Eumetra Monterosa per ‘Il Giornale’ analizza le intenzioni di voto in vista della prossima tornata referendaria, durante la quale si chiederà agli italiani se approvare la riforma proposta dal Governo oppure no. I voti a favore del ’sì’ sono pari al 19%, mentre riguardo ai ‘no’ abbiamo il 21%.

C’è da segnalare poi un buon 29% della popolazione ancora indecisa su cosa optare, mentre il 20% non sa se si recherà alle urne. Il restante 11% ha dichiarato che non esprimerà il proprio voto, restando di conseguenza a casa. Riguardo alle percentuali rilevate da EMG per ‘TGLa7’, invece, abbiamo il ‘sì’ al 30,1%, mentre il ‘no’ è avanti con il 34,1%; gli indecisi sono attestati al 35,8%.

Anticipo PEnsionistico, poco conveniente per gli italiani

IPSOS, per conto della trasmissione ‘DiMartedì’, ha riportato un po’ gli stati d’animo dei cittadini su alcune questioni, tra cui quella inerente alla pensione anticipata. Come ormai noto, il Governo ha intenzione di introdurre la possibilità di andare in quiescenza a 63 anni, rinunciando ad una parte dell’importo mensile.

L’APE, questa la sigla data all'anticipopensionistico, permetterebbe di uscire dal mondo del lavoro 3 anni e 7 mesi prima, ma vedrebbe una decurtazione dell’assegno fino al 15%. Ad essere interessati sarebbero i nati nel 1951, 1952 e 1953. Dunque, si potrebbe andare in pensione fino a 3 anni d’anticipo, con il prestito che verrebbe poi pagato a rate in 20 anni, fino al rimborso totale, interessi delle banche compresi. Questa opzione, però, non sembra essere gradita agli italiani, visto che il 65% pensa sia poco conveniente e costosa. Solamente il 21% crede si tratti di una buona opportunità per andare in pensiona prima del dovuto. Prima di lasciarvi, vi invitiamo a seguirci per aggiornamenti sui sondaggi elettorali.