Finalmente c'è una data di partenza per la Gran Bretagna in procinto di uscire dall'Unione europea. "Al massimo entro marzo", ha dichiarato alla Bbc la premier Theresa May, riferendosi a quando Londra attiverà il fatidico articolo 50 del Trattato di Lisbona, che consente ai Paesi membri di poter lasciare l'Unione in qualsiasi momento. A meno di 100 giorni dall'esito del referendum che ha sancito (52% favorevoli e 48% contrari) l'intenzione dell'isola di lasciare Bruxelles, i britannici sanno da oggi che potranno essere davvero di nuovo indipendenti nel 2019.
"Il referendum è stato il più grande voto per il cambiamenti che questo Paese abbia mai avuto e la Gran Bretagna lascerà l'Ue", ha dettola May. Con le sue parole la premier conservatrice ha coniato anche un nuovo slogan: "Brexit significa Brexit", aggiungendo "vogliamo farne un successo".
Brexit:primo ostacolo la Camera dei Lord
Ma non basta annunciare che "Brexit significa Brexit" per abbandonare di fatto l'Unione europea. Londra ha di fronte diversi ostacoli da superare. Il primo èil voto favorevole da parte della Camera dei Lord del Repeal Act (la legge che annullerà lo European Communities Act del 1972 che sancì l'ingresso di Londra nell'Unione).
La Camera dei Lord è a forte maggioranza europeista, e c'è il rischio che anche sul fronte conservatore maturi una spaccatura tra chi preferisce la "hard Brexit" (come l'ex sindaco di Londra Boris Johnson) e chi preferirebbe una "soft Brexit", come tutti i Conservatori scozzesi.
Brexit: quale destino per i lavoratori stranieri?
L'altra incognita riguarda il destino dei lavoratori stranieri in Gran Bretagna. Che diritti avranno con Brexit? La May ha dichiarato: "Le attuali prerogative legali dei lavoratori continueranno ad essere garantite e saranno garantite finché resterò primo ministro". Parole non certo rassicuranti, che preoccupano i tanti lavoratori italiani residenti a Londra e dintorni per il futuro.Essere legati al destino di un Premier non è mai facile. Neanche nel Regno della Regina Elisabetta.