Una riunione segretissima e urgente quella che si sarebbe svolta nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 ottobre a Milano. Un incontro quasi carbonaro nella sede della Casaleggio Associati tra il padrone di casa Davide Casaleggio, figlio del defunto Gianroberto, il leader del Movimento Beppe Grillo e il candidato premier in pectore Luigi Di Maio. Causa di tanto affanno sarebbe la preoccupazione da parte dei vertici del M5S, scrive Alessandro De Angelis, per la “portata della fronda di Roberto Fico e degli ortodossi”. Scopo della presunta corrente germogliata ai piedi del membro dell’ormai disciolto Direttorio sarebbe, secondo il sempre ben informato giornalista, una sorta di ‘ritorno alle origini’ di un Movimento sempre ‘di lotta’ ma mai ‘di governo’.

Una eventuale spaccatura interna che metterebbe a rischio la candidatura stessa di Di Maio alla presidenza del Consiglio.

Un incontro segreto a poche ore dalla morte di Dario Fo

Deve esserci proprio una situazione di emergenza nel M5S se i big del Movimento sono stati costretti ad incontrarsi in tutta fretta il giorno successivo alla morte di Dario Fo, il padre spirituale dei grillini. E il motivo, secondo l’Huffington Post, sarebbe proprio la deflagrazione del ‘caso Fico’. Si parla di cene, discussioni, conciliaboli e ammiccamenti tra molti parlamentari definiti “duri e puri”. Tra i più che presunti congiurati, visto che di riscontri al momento non ce ne sono, anche i nomi di Roberta Lombardi e Carla Ruocco.

Ma è lo stesso Roberto Fico a smentire le voci divenute sempre più insistenti. Nel M5S - afferma - non ci saranno mai correnti interne. Si lavora ad un obiettivo comune che è quello di cambiare il paese. Tutto il resto sono chiacchiere da bar”.

I timori di Grillo e il ruolo di Di Maio

La pubblica frenata di Fico non sarebbe però bastata, secondo le informazioni raccolte da De Angelis, a stoppare le preoccupazioni di Grillo.

In gioco c’è la strategia impostata insieme a Casaleggio finalizzata a portare Luigi Di Maio a Palazzo Chigi. Ecco perché il comico genovese è stato costretto a rimangiarsi il passo di lato, a sciogliere il litigioso e incompetente Direttorio e a riprendersi trionfalmente il ruolo di ‘capo’. Gli strascichi del caso Roma rischiavano di travolgere il ‘gioiellino grillino’, scivolato sulla faccenda dell’avviso di garanzia per l’assessore Paola Muraro.

E i frondisti cominciavano a farsi sentire sempre più forti. Poi, con la riunione di Milano (se riunione c’è stata), e durante il successivo saluto a Dario Fo, Beppe Grillo ha ribadito la fiducia in Di Maio contro la fronda M5S.