La scure della censura pakistana ed indiana si sta abbattendo su Doraemon, il buffo gattone robot è accusato di creare generazioni di ragazzi smidollati, inebetiti ed ignoranti. Quando i creatori di Doraemon, conosciuti con lo pseudonimo di Fujiko Fujio, disegnarono il gatto robot eravamo in pieni anni sessanta e le rivoluzioni, le contestazioni e le lotte di quegli anni stavano cambiando profondamente la nostra società. In quel contesto il blu e paffutello gattone sembrava solo un simpatico ed inoffensivo manga, sconosciuto alla maggior parte dei bambini.

Negli anni successivi il gatto robot ha appassionato generazioni di ragazzi e di adulti diventando uno dei cartoni animati più amati al mondo. Oggi è messo al bando dalla censura pakistana ed indiana perché istiga all’accidia e alla negligenza.

Doraemon è un corruttore e Nobita Nobi uno smidollato

Secondo l’accusa, di cui Malik Taimur, parlamentare del PTI, partito di opposizione in Pakistan si è fatto porta voce e bandiera, il gatto robot Doraemon, avrebbe creato generazioni di ragazzi inebetiti e non autosufficienti, abituati a veder risolvere i propri problemi con trucchetti e senza alcun impegno. Sul banco degli imputati quindi vanno gli infiniti ‘chiusky’ che Doraemon tira fuori dalla sua tasca e il piccolo Nobita Nobi, il suo miglior amico.

Cresciuto con la colpevole fiducia nel sul gattone Doraemon, sempre pronto a farsi carico dei suoi problemi, Nobita rappresenta quella schiera di inetti convinti di poter ottenere tutto senza fatica e senza merito.

Doraemon distrugge ogni norma sociale e la purezza della lingua urdu

All’autorità delle telecomunicazioni, chiamata a valutare gli impatti devastanti che Doraemon porterebbe alla cultura pakistana, è stata presentata una risoluzione con la quale si chiede l’immediata soppressione del cartone dalle tv nazionali perché distruggerebbe le norme e l’equilibrio sociale del paese e perché, parlando in hindi, a dispetto della lingua urdu, il gattone blu ed i suoi amici rischiano seriamente di intaccare la purezza della lingua pakistana.

Doraemon si è già dovuto difendere in passato da attacchi simili, nel 2014 anche la Cina lo aveva messo al bando, colpevole di istigare alla sovversione perché rendeva una immagine troppo gentile e morbida e quindi decisamente falsa del vicino odiato Giappone.

Siamo tutti Doraemon

Non si è lasciata attendere la replica della rete ai duri attacchi pakistani; Sui maggiori social network si sono moltiplicati i messaggi in difesa del gatto robot, contro tutti quei politici ed intellettuali che vedono in Doraemon il nemico numero uno alla stabilità sociale e all’identità culturale si è alzato il grido: ‘Siamo tutti Doraemon!’.