Più di otto milioni di Ungheresi si sono recati alle urne per pronunciarsi sulla ripartizione degli extracomunitari tra i Paesi membri, un obbligo richiesto dalle politiche dell'accoglienza messe in atto dalla UE.
Il quorum non è stato raggiunto nonostante l'accorato appello agli elettori del Premier Orban che ha sperato nella "vittoria dei NO per inviare un messaggio a tutti i cittadini europei e portare l'Europa alla ragione evitando di essere disintegrati da una invasione oramai incontrollabile".
Il risultato era già previsto alla vigilia del voto a causa della convinzione che dava per scontata la vittoria delle posizioni di Orban.
Il quorum si è fermato al 43%, con una maggioranza schiacciante dei NO (98%).
Il quesito referendario
All'interno del quesito non solo il tema delle ripartizioni dei migrantitra gli Stati membri, ma ,soprattutto, la rivendicazione della Sovranità dello Stato magiaro rispetto alle decisioni imposte dal Parlamento Europeo.
Questa la domanda posta ai cittadini: "Volete che l'Unione Europea, anche senza consultare il Parlamento ungherese, prescriva l'emigrazione in Ungheria di persone che non siano cittadini ungheresi?"
Dichiarazioni di Orban. Probabili modifiche della Costituzione magiara
Il Premier, recatosi nel suo seggio di Buda per votare, ha rilasciato dichiarazioni a caldo: "E' sempre meglio un referendum valido che uno non valido, ma non importa se il referendum risulterà valido o meno: conseguenze giuridiche ci saranno comunque.
L'importante è che i NO siano la maggioranza"
Tra le conseguenze alle quali Orban ha fatto riferimento prevale quella della modifica costituzionale che vieterebbe l'ingresso degli extracomunitari nel Paese senza il consenso del Parlamento.
La vittoria dei NO non potrà che alimentare, quindi, le tensioni, già in essere, tra l'Ungheria e la UE.
La commissione Europea, infatti, nei mesi scorsi ha ampiamente criticato la decisione del Governo di Orban di indire un referendum sul tema migranti, precisando che l'esito del voto non avrebbe avuto, in ogni caso, alcun impatto giuridico sugli impegni adottati.
Secondo la Commissione, la decisione di Orban sarebbe servita solo a mettere in cattiva luce gli extracomunitari, posizione condivisa dalle organizzazioni per i diritti umani nazionali e internazionali.
Orban e la controrivoluzione culturale europea
Il Premier ha contestato sin dall'inizio le politiche europee in fatto di immigrazione, sostenuto dai Paesi del Gruppo di Visegrad, (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), arrivando a dichiarare che "l'Ungheria non avrà mai immigrati".
La sua convinzione è che gli extracomunitari stanno mettendo a rischio la cultura, la cristianità e la sicurezza del Paese magiaro e dell'Europa intera.
Una delegazione della Lega Nord nella sede del partito Fidesz, in attesa del risultato referendario
Una delegazione della Lega Nord, guidata dall'On. Paolo Grimoldi, braccio destro di Matteo Salvini, si è recata nella sede del Partito di Orban.
Grimoldi ha dichiarato: " Abbiamo iniziato da alcuni mesi una serie di relazioni con tutte le forze politiche europee che presentano visioni analoghe alle nostre anche se non necessariamente facenti parte del nostro Gruppo Parlamentare europeo, Europa delle Nazioni e delle Libertà.
Da lì è partito l'invito di Fidesz, il Partito di Orban, che invece a Strasburgo milita nel PPE, ad essere presenti nella loro sede per attendere lo scrutinio del referendum e dove porterò il saluto del Segretario Generale Matteo Salvini".
La Lega sta, in realtà, lavorando per l'adesione della Lombardia nel Gruppo di Visegrad, progetto che dovrebbe coinvolgere anche il Veneto. Grimoldi ha, infatti, aggiunto: "L'adesione potrebbe arrivare anche dal Veneto attraverso l'Austria che in caso di vittoria alle presidenziali del nostro alleato Hofer aderirà al Gruppo di Visegrad".
Ricordo a tale proposito che, nella stessa giornata, l'Austria è stata impegnata nel ballottaggio per l'elezione del suo Presidente.