Venerdì 30 settembre, durante la trasmissione di La7 condotta da Enrico MentanaSì o No, si è potuto assistere a un confronto importante per quello che sarà la sorte del #referendum costituzionale del prossimo dicembre. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il giurista ed ex presidente della Consulta costituzionale Gustavo Zagrebelsky hanno infatti intavolato un continuo punzecchiamento, sintomo di una scarsa simpatia in seguito a visioni differenti sul piano della riforma che interesserà principalmente l'attuale assetto di bicameralismo parlamentare.

La svolta autoritaria

Per il professor #Zagrebelsky, figura di rilievo del panorama giuridico italiano, il rischio più grosso della riforma in questione è proprio la "svolta autoritaria". Un pericolo inesistente per lo stesso premier, che attacca il costituzionalista dicendo che questa sua valutazione offende gli italiani stessi. Qui si entra nel merito e il giurista spiega che il rischio di passare dalla democrazia all'oligarchia risiede nel pericolo di concentrare il potere al vertice. Se è vero che non si toccano i poteri del premier, secondo la visione di Zagrebelsky la resa delle medesime istituzioni dipende anche da un'infinità di altri elementi che vanno al di là del mero testo di legge.

La leggeelettorale

Il contesto di cui parla il costituzionalista è quello della legge elettorale. A tal proposito, #Renzi si è detto disponibile a una sua revisione, confessando che il sistema dei "capilista bloccati" non gode neanche del suo consenso. Di nuovo Zagrebelsky torna alla carica con le sue perplessità: un premio di maggioranza (che poi serve ad aiutare chi ha preso meno voti, quindi si potrebbe chiamare "premio di minoranza") eliminerebbe ogni ostacolo a colui che ha vinto le elezioni.

Questo è il quadro - secondo il professore - che comprometterebbe l'intero assetto istituzionale, in quanto o il Senato perderà di valore o questo creerà ancora più difficoltà all'azione del Governo di quanto non faccia ora.

Un confronto puntiglioso, non scevro da colpi bassifra i due attori del dibattito. Se ne esce con un clima di sconforto, di fronte al quale troviamo un Governo apparentemente sordo a un sistema che, stando a un parere più tecnico, andrebbe bene già così o, comunque, sarebbe da cambiare soltanto in alcune parti, ma non queste.

Il malcontento con cui parecchi telespettatori si sono addormentati ieri sera risiede proprio in questi opposti inconciliabili. Che tutto possa trovare un nuovo inizio dopo il referendum del prossimo 4 dicembre? Non ci resta che starea vedere.

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