C'era una volta l'Internazionale Comunista. Fondata dai bolscevichi della giovane URSS nel 1919, riuniva tutti i partiti comunisti del mondo con lo scopo di diffonderne l'ideologia a livello planetario. Il 'Komintern' venne sciolto nel 1943, ricostituito nel 'Kominform' nel 1947 e definitivamente soppresso nove anni dopo. L'ideologia comunista la possiamo considerare tramontata nel 1989, con la dissoluzione dell'URSS. Oggi che il Cremlino sembra riacquistare potenza e prestigio internazionale, anche se di comunista a Mosca è rimasto solo il mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa, sono tanti gli occhi politici del mondo puntati sul presidente Vladimir Putin.

Rafforzato dalle campagne militari in Siria, dalla crescita di consensi in Europa dell'est e dalla mano tesa del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Putin è diventato con ogni probabilità il leader politico di maggior peso a livello internazionale. Lo hanno compreso anche i partiti politici italiani dell'opposizione. Si sono scomodati per la trasferta moscovita alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle e la loro visita ha preceduto di un giorno quella del segretario nazionale della Lega Nord, Matteo Salvini. Sessant'anni dopo lo scioglimento dell'ultima Internazionale Comunista, sembra quasi che a Mosca stia prendendo piede una "Internazionale populista", targata Made in Italy.

La trasferta grillina in Russia

La delegazione pentastellata, composta dal senatore Vito Petrocelli e dai deputati Mirella Liuzzi, Giuseppe Brescia, Paola Carinelli e Michele Dell'Orco, è stata protagonista di una conferenza stampa al centro multimediale "MIA Rossiya Segodnya". Tra gli argomenti affrontati con la stampa russa, i parlamentari grillini hanno confermato le loro posizioni di opposizione tanto alle attuali sanzioni UE contro Mosca quanto all'invio di militari italiani in Lettonia nell'ambito degli accordi NATO.

Naturalmente, alle domande relative alla situazione politica in Italia, deputati e senatori del M5S hanno espresso le ragioni del 'NO' al rerefendum costituzionale del 4 dicembre. Vito Petrocelli ha poi risposto a chi, tra i mass media italiani, avrebbe definito il movimento come "la mano di Putin in Italia". "Siamo qui solo per sostenere gli interessi economici, politici e sociali di cittadini ed imprese italiane", ha detto.

Mirella Liuzzi, portavoce alla Camera, ha invece spiegato le ragioni della contrarietà del M5S all'invio di truppe italiane in Lettonia. "La decisione della NATO - ha sottolineato - ha l'unico scopo di tenere la Federazione Russa con il fiato sul collo. La pensiamo in maniera diversa, sosteniamo il dialogo con Mosca e siamo contrari alle sanzioni dell'UE".

Salvini, problemi e proclami

La visita del segretario del Carroccio a Mosca non era invece iniziata nel migliore dei modi. Giunto sulla Piazza Rossa, Matteo Salvini ha srotolato per qualche secondo uno striscione. "Io voto NO - c'era scritto - a dicembre Renzi a casa" ma, probabilmente, ignorava la legge russa che vieta di esporre slogan politici nei luoghi pubblici senza autorizzazione.

È intervenuta la polizia e c'è stato qualche attimo di tensione, poi per fortuna rientrato. Accompagnato dal deputato Claudio D'Amico e dal presidente dell'associazione Lombardia-Russia, Gianluca Savoini, Salvini ha tenuto una conferenza stampa all'agenzia Ria Novosti ed ha espresso la sua ferma contrarietà nei confronti dell'Unione Europea per le sanzioni contro la Russia. Si è detto inoltre speranzoso di una distensione internazionale con l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. "La sconfitta della Clinton è stata una buona notizia in tal senso - ha detto - speriamo arrivi anche la sconfitta di Matteo Renzi". Ha infine lanciato una proposta ambiziosa. "Mi piacerebbe che il primo incontro tra Putin e Trump si svolgesse in Italia", sottolineando la sua disponibilità a farsi promotore dell'evento qualora la Lega riesca ad ottenere in futuro un ruolo di governo.