Donald Trump è riuscito in quella che veniva definita una 'mission impossible'. Il 70enne imprenditore newyorkese ha sconfitto alle urne Hillary Clinton ed è il 45° presidente degli Stati Uniti d'America. Ha vinto contro ogni pronostico, contro decine di sondaggi che lo vedevano perdente e contro un Partito Repubblicano che lo ha osteggiato fino alla fine, se consideriamo che alcuni pezzi da novanta del Grand Old Party (come gli ex presidenti Bush, padre e figlio, ndr) hanno scelto di non sostenerlo. Si tratta di una svolta epocale perché 'The Donald' è il primo leader della Casa Bianca a non aver mai rivestito cariche pubbliche, politiche o militari: un neofita che oggi si trova alla guida della prima superpotenza del pianeta.

E rispetto a Barack Obama, è un presidente che potrà contare su una vera maggioranza perché la sua vittoria è rafforzata dalle ulteriori affermazioni repubblicane alla Cameraed al Senato.

Un'ascesa lenta ed inesorabile

L'avvio di Trump è subito promettente, tra i primi Stati scrutinati il candidato repubblicano se ne aggiudica tre (Indiana, Kentucky e West Virginia), contro uno della Clinton (Vermont) ed un totale di 24 Grandi Elettori contro 3 della rivale. La candidata democratica risponde con il filotto negli Stati dell'East Coast: District of Columbia, Delaware, Maryland, New Jersey, Illinois, Massachusetts e Rhode Island mentre Trump si afferma in Mississippi, Oklahoma, Tennessee, South Carolina ed Alabama.

Alle 2.30, ora italiana, Hillary può contare su 68 Grandi Elettori e 'The Donald' su 66: una sfida sul filo del rasoio. Alle 3.00 viene ufficializzata la notizia dell'importantissimo successo della Clinton a New York ed in Connecticut ma Trump tiene botta ed effettua il clamoroso sorpasso vincendo negli Stati centrali del Paese: Texas, Kansas, Nebraska, Wyoming, South e North Dakota.

Il bilancio parziale lo vede in testa con 129 Grandi Elettori contro i 104 dell'ex segretario di Stato. Mezz'ora dopo arriva un ulteriore aggiornamento con la vittoria del vulcanico magnate in Arkansas e Lousiana, il parziale è dunque di 137 contro 104 per il candidato repubblicano.

Determinanti i trionfi in Ohio e Florida

Con le affermazioni in West Virginia, Missouri e Montana, Donald Trump raggiunge quota 151 Grandi Elettori.

Sul fronte democratico inizia già a circolare il sentore di una sconfitta, Hillary conquista il New Mexico e si attesta a 109 ma non può bastare anche perché, poco dopo, arriva la grande notizia per il fronte repubblicano della fondamentale vittoria in Ohio: i Grandi Elettori pro-Trump ora sono 168. Hillary batte un colpo e si aggiudica la Virginia ed il Colorado (quota 131) ma, in attesa del risultato determinante della Florida, rischia di essere una vittoria di Pirro. Intanto Trump incassa un altro grande successo in North Carolina portandosi a 183. I timori dell'entourage dell'ex first lady diventano realtà quando il 'Sunstate' sentenzia il trionfo di 'The Donald' la cui presidenza inizia a prendere forma, con i 29 della Florida i suoi Grandi Elettori diventano 212.

La volata finale

Hillary Clinton gioca le ultime carte, la California è sua con il carico di 55 Grandi Elettori, oltre all'Oregon ed alle Hawaii. Trump vince in Idaho e Utah, il parziale, quando sono le 5 del mattino in Italia, lo vede condurre 223-209. La presidenza si decide in volata negli Stati in bilico, in particolare Michigan, Wisconsin ed Arizona mentre la Georgia vede il candidato repubblicano avanti con ampio margine. Uno dopo l'altro, danno il loro inappellabile verdetto, consegnando alla storia d'America un'impresa politica senza precedenti. Hilary Clinton perde anche la Pennsylvania, considerata una roccaforte democratica: il trionfo di Trump è completo. Ventisette anni dopo la caduta del muro di Berlino, un altro 9 novembresembra destinato a cambiare la Storia.