Il caso della Ministra Fedeli, è l’ ultimo di una lunga lista di incroci poco felici tra i politici e il titolo di laurea. In realtà, probabilmente quello della ministra dell’ istruzione è uno dei casi meno gravi, e credendo alla sua buona fede, solo una leggerezza di chi ha compilato il sito tanto più che la senatrice non si fa chiamare -giustamente- dottoressa.

Per fare i sindaci, i consiglieri, deputati, senatori, ma anche i ministri e il presidente del consiglio, la laurea non è necessaria. Magari è un plus sicuramente utile, che può garantire una certa preparazione culturale sia generale che in uno specifico settore.

Il problema però è che negli ultimi tempi il rapporto tra politici nostrani e titoli di studio sta diventando conflittuale.

Lauree che non ci sono.

Uno dei casi più famosi, risalente a qualche hanno fa è stato quello della Laurea conseguita in Albania da Renzo Bossi, il famoso “trota”, figlio di Umberto ed all’epoca consigliere regionale in Lombardia. Una laurea falsa all’ Università privata Kristal, che ha portato il figlio del Senatùr ad essere indagato anche in territorio albanese.

Aveva fatto scalpore anche il caso del celebre giornalista Oscar Giannino, sceso in politica con una formazione nuova: Fare per fermare il declino che si presentò alle elezioni del 2013. Un partito dato in forte ascesa, con un leader estremamente colto e carismatico.

La scalata tuttavia si interruppe presto. Venne scoperto che Giannino non conseguì mai un master a Chicago che figurava nel suo curriculum. Una vera e propria reazione a catena. Non solo il master, ma anche le lauree in giurisprudenza ed economia che il giornalista sosteneva di avere sono inventate. Lo stesso Giannino confessò a Libero di averlo fatto per complesso di inferiorità ai tempi del PRI.

Eppure bisogna riconoscere che in quanto a preparazione non ha niente da invidiare a nessuno.

Altro caso spinoso è stato quello di Guido Crosetto di Fratelli d’Italia che ammise di aver raccontato una bugia. Una laurea presso l’Università di Torino mai conseguita. Ha fatto, anche lui, ammenda.

Politici non laureati, laureati tardivi e che fanno la morale.

Numerosi gli attuali deputati non laureati come Di Maio dei 5 stelle (a qualche deputato manca anche il diploma) ma i casi di politici di spessore non laureati anche nel recente passato non mancano: i leader di Lega e FdI: Salvini e Meloni, il Senatùr Umberto Bossi, Livia Turco, Maurizio Gasparri, Massimo D’Alema (che pur aveva un curriculum accademico di estremo spessore e mancò solo di discutere la tesi alla Normale di Pisa), Walter Veltroni, Francesco Rutelli. Numerosi anche gli attuali ministri senza il titolo di dottore: poletti (Lavoro), Orlando (Giustizia!) e Lorenzin (Salute!!!).

Curiosi risultano anche i casi di politici laureati molto tardi, spesso a causa del loro impegno politico sin da giovani tra i vari bisogna ricordare: Prestigiacomo, Alemanno, Scajola, tutti dottori oltre i 40 e Di Pietro che pur essendo studente lavoratore riuscì a laurearsi comunque a soli 28 anni.

In tutto questo Caos accademico, tra curricula non veritieri, scarni e straordinari (i casi di certo non mancano) fanno amarezza alcune uscite nel recente passato: il viceministro del governo Monti Michel Martone che definì “sfigato” chi si laurea a 28 anni, ma soprattutto il ministro Poletti, che la laurea neanche la possiede che esclamò: "Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a niente, meglio 97 a 21. Noi abbiamo in testa il voto, ma il tempo è più importante". Forse, ma voi preferireste un medico o un ingegnere laureato con 97 o con 110 e lode?