Nell'Assemblea Generale post Referendum tenutasi a Roma la direzione del movimento 5 stelle a convocato tutti i nomi importanti. All'Ordine del Giorno molti temi, dall'Italicum al nodo della leadership. Ma nel corso degli interventi i toni si sono accesi oltremodo e più di un partecipante ne ha approfittato per togliersi alcuni sassolini dalle scarpe.
A lanciare la bomba è stato l'ultimo post di Beppe Grillo, che con il beneplacito di Davide Casaleggio ha voluto ribadire che “nel movimento non ci sono correnti”. Post che dalla pagina Facebook del M5S invita tutti a percorrere coesi il lungo cammino.
Apriti cielo.
Il governo potrebbe essere ad un passo
Prima o poi doveva capitare che in un partito politico dove si era vissuto in apparente armonia, un bel giorno qualche mal di pancia dovesse scoppiare.
Secondo un resoconto dell'assemblea ricevuto dal giornale genovese Secolo XIX, i toni sono andati in crescendo sin dal primo minuto. Molto duro l'intervento del deputato Matteo Mantero sull'Italicum e sull'arbitraria decisione di andare subito al voto presa dallo stesso Grillo la notte di domenica. Lo stesso Mantero rincara la dose quando afferma che l'incontro congiunto non abbia molto senso se alcune questioni importanti non possano essere sottoposte a votazione. Nel prosieguo, e dopo una serie di scambi di accuse prende la parola Luigi di Maio.
Il vicepresidente della Camera dei Deputati propone di accettare Renzi in compagnia di un governo dimissionario, e guadagnare tempo per riformare la legge elettorale e andare al voto.
All'improvviso le bestemmie
L'apice del nervosismo si riscontra quando si esprime la parola “leadership”. Qualcuno invita alla calma e di rinviare l'assemblea a giovedì 8 mentre espone le proprie idee la deputata Laura Castelli, che sbotta bestemmiando contro un gruppo di senatori che accennavano al giorno festivo.
”C'è una crisi di governo e voi che già non lavorate mai di venerdì pensate di fare festa?”.
La serata ormai è rovinata, poi arriva un punto caldissimo come quello delle firme false, che è costata la sospensione di tre esponenti. I nervi prendono il sopravvento e Grillo scioglie l'incontro con un secco “Non accetto ricatti”.