Il 4 gennaio 2017, Beppe GRILLO, leader del M5S e Guy Verhofstadt, leader di Alde, gruppo liberale democratico europeo, stipularono un'intesa, condividendo i valori di libertà, uguaglianza e trasparenza. Le riforme da attuare in comune riguardavano quattro punti fondamentali.

I quattro punti cardine dell'accordo

  • "rinnovamento della democrazia" - sostenere un'Unione Europea più democratica e trasparente e aumentare il coinvolgimento diretto dei cittadini;
  • "riforma della zona euro" - introdurre un nuovo codice di convergenza che sostenga il valore della moneta in casi di crisi economiche, attuando riforme concrete che riguardano i servizi pubblici e non i numeri di bilancio;
  • "diritti e libertà" - l'Unione deve garantire che tutto ciò che viene stabilito nei trattati in tema di giustizia, asilo politico dei rifugiati, l'energia e la gestione comune delle frontiere, siano rispettati da tutti i paesi appartenenti all'UE;
  • "opportunità senza frontiere"- adottare una strategia comune e globale, eliminando effettivamente gli ostacoli alla libera circolazione dei cittadini, attraverso una migliore protezione del mercato comune.

Questo accordo è stato stipulato quattro giorni prima della votazione on-line degli iscritti al Movimento, che è terminata oggi con la vittoria del SI, la quale prevedeva il passaggio dal gruppo Efdd (Europe of Freedom and Direct Democracy) del quale fa parte anche l'Ukip di Nigel Farage, a quello dell'Alde (Allianz of Liberlals and Democrats of Europa.

Oggi invece Verhofstadt, leader del gruppo, a sorpresa ha rinunciato all'accordo ribadendo che non ci sono sono i presupposti di portare avanti un'agenda comune per riformare l'Europa.

Un fulmine a ciel sereno

Chiaramente è stato un fulmine a ciel sereno per il leader del Movimento che non ha fatto attendere la sua risposta "accusatoria" sul suo blog. Infatti secondo Beppe Grillo, l'establishment ancora una volta ha deciso di bloccare l'azione politica del M5S, affermando "abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima".

In effetti un fondo di verità potrebbe anche esserci. Infatti non si spiegherebbe il passo indietro all'ultimo momento di Verhofstadt che, nonostante abbia tenuto nascosto l'accordo ai propri membri, creando non pochi malumori all'interno degli schieramenti, l'intesa era basata sui principi di trasparenza, progresso ed energie rinnovabili.