La "questione hacker" continua a tenere banco e ad essere fonte di sempre nuove rivelazioni. L'ultima in ordine di tempo riguarda direttamente la Russia e un suo presunto ruolo da "regista" in tali eventi.

Il coinvolgimento del Cremlino

Con ordine. È notizia di poche ore fa che l'intelligence statunitense ha indicato un coinvolgimento del governo russo nei cyber-attacchi avvenuti durante le ultime Presidenziali americane, miranti a favorire l'elezione del candidato repubblicano Donald Trump. In particolare, i servizi segreti Usa hanno dichiarato che il Cremlino, guidando quell'attacco, avrebbe rivelato, attraverso una terza parte sconosciuta, informazioni riservate del Democratic National Comittee o Dnc a Wikileaks di Julian Assange, che le ha rese di dominio pubblico.

Una precisazione importante: le agenzie di sicurezza degli States avevano già da tempo sospettato la "mano" del governo russo dietro la "questione hacker", ma ne hanno potuto indicare solo ora la responsabilità perché solo ora sarebbero in loro mano delle prove solide in merito.

Le reazioni di Trump

Donald Trump, che sin dall'inizio non ha nascosto un certo scetticismo in merito alla "questione hacker", è tornato ad attaccare i servizi segreti, complice questa volta il rinvio a domani del briefing informativo nel quale le prove del coinvolgimento del Cremlino sarebbero state mostrate. Come riporta il sito Ansa.it, in particolare Trump ha commentato quel rinvio su Twitter dicendo che ai servizi segreti statunitensi “forse ci vuole più tempo per montare il caso”.

Gli attacchi del presidente eletto contro l'intelligence a stelle e strisce rispondono, tuttavia, anche ad un preciso proponimento politico: sostituirne i vertici. Per ora, ad onore del vero, Trump avrebbe ben chiaro solo il nome del prossimo direttore della Cia, Mike Pompeo, e deve ancora scegliere chi sarà il prossimo massimo responsabile della United States Intelligence Community, l'agenzia di sicurezza che ha il compito di coordinare l'operato di tutte le altre.

Ma sostituire i vertici dell'intelligence non è che il primo passo verso il nuovo corso sulla sicurezza nazionale che Trump ha intenzione di inaugurare una volta insediatosi alla Casa Bianca, un nuovo corso che prevede di ridefinire la fisionomia stessa delle agenzie di sicurezza statunitensi, a suo dire troppo "politicizzate".