La notizia è ormai ufficiale: l’ala sinistra del Pd abbandona Matteo Renzi per dare vita ad una nuova formazione politica. Per il momento non se ne conosce il nome, ma la ‘Cosa Rossa’ vede schierati come suoi principali esponenti gli ex segretari Dem, Pier Luigi Bersani, Massimo D’Alema e Guglielmo Epifani, il delfino bersaniano Roberto Speranza e il governatore della Toscana Enrico Rossi, insieme ad una sessantina di parlamentari. Michele Emiliano, invece, ha deciso per una clamorosa marcia indietro dell’ultimo minuto: resterà nel Pd per sfidare Renzi.

Ma la lista dei partiti nati nel campo della sinistra italiana dal 1921, anno della scissione di Livorno del Partito Comunista da quello Socialista voluta da Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga, è quasi infinita.

La Sinistra oggi

Cominciamo, però, dalla fine. Ovvero dalla frammentazione pulviscolare in cui si dibatte la sinistra odierna. Solo nel Pd renziano si contano ben 11 correnti, ma il loro numero è in continuo aggiornamento. La più corposa, e centrista, è Area Dem del ministro Dario Franceschini. Alla sinistra del partito sarebbero rimasti i Giovani Turchi, già divisi però tra i seguaci di Andrea Orlando e quelli di Matteo Orfini. Maurizio Martina è, invece, il leader di Sinistra è cambiamento.

Pronta al battesimo anche la nuova corrente degli ex comunisti come Gianni Cuperlo e Cesare Damiano.

A sinistra del Pd è appena nata Sinistra Italiana, erede naturale di Sel. L’unica differenza è che Nicola Fratoianni ha preso il posto di Nichi Vendola alla segreteria, imbarcando ex piddini come Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre, ma perdendosi per strada una quindicina di parlamentari che, guidati da Arturo Scotto, si apprestano a confluire, forse, nella suddetta Cosa Rossa bersaniana.

Anche se non dà più segni di vita, sembra sia ancora in piedi il Campo Progressista, il movimento fondato da Giuliano Pisapia, con Laura Boldrini e Gad Lerner come principali testimonial. I pisapiani dovrebbero fungere da aggregatore per bersaniani e scottiani, ma il mistero resta fitto. Segnalato ancora dai radar anche il movimento Possibile di Pippo Civati a cui, per il momento, ha aderito solo il coraggioso Civati.

Spostandoci più a sinistra, troviamo l’inossidabile Rifondazione Comunista di Paolo Ferrero, a cui vanno ad aggiungersi altri 6 partiti che si richiamano alla tradizione marxista: il Partito Comunista di Marco Rizzo, il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando, il Pci, quello di Alternativa Comunista, quello Marxista e, infine, quello che si definisce Marxista-Leninista. Anche il movimento politico Dema di Luigi De Magistris merita una citazione. Mentre è ancora in piedi anche il Partito Socialista con segretario Riccardo Nencini.

La Sinistra ieri

Detto della storica scissione di Livorno tra Pci e Psi. La storia delle scissioni della sinistra italiana prosegue nel 1947 con la separazione del Psli di Giuseppe Saragat dal ‘troppo comunista’ Psi di Pietro Nenni.

Sempre la sinistra socialista dà vita nel 1964 al Psiup, scioltosi poi nel 1972. Dai suoi resti nasce la meteora Pdup di Vittorio Foa che si fonderà poi con il gruppo del Manifesto. Nel 1969, invece, aveva visto la luce il Psdi. Si giunge, così, alla caduta del Muro di Berlino nel 1989 e alla cosiddetta svolta della Bolognina del 1991 in cui il segretario Achille Occhetto mette fine alla storia del Pci per formare il Pds. Armando Cossutta non ci sta e fonda Rifondazione Comunista, a sua volta scissa dai Comunisti Unitari. Nel 1998 il Pds si trasforma in Ds e poi, nel 2007, nel Partito Democratico.