Negli ultimi 20 anni nella politica è capitato tantissime volte che le immagini e i sonori capiti, in un modo o nel'altro, all'insaputa dell'interessato, abbiano provocato delle conseguenze politiche. E' successo anche questa mattina, protagonista, suo malgrado, Graziano Delrio.

L'atto d'accusa lo lancia Graziano Delrio, non uno dei nemici interni della minoranza, ma un fedelissimo di Matteo Renzi. Per il Ministro dei Trasporti, l'ex Premier "vuole fare da solo, ma così manda a rotoli il partito. Tutto succede ieri pomeriggio nella sede del Pd, c'è un incontro tra "Trasporti e Mobilità".

Al tavolo Delrio parla con Michele Meta, Presidente PD della Commissione Trasporti della Camera. Il dibattito non è iniziato, ma il microfono è aperto: Delrio risponde a Meda, che gli chiede e veramente il PD rischia la scissione, se la minoranza fa sul serio o bluffa.

Non solo Meta insiste, chiede di Renzi "che sta facendo per evitare il patatracca?. Non gliene importa niente, nemmeno una telefonata per evitare la rottura" risponde Delrio. Sembra quasi di sentire uno dei leader della minoranza e non il braccio destro di Renzi quando era al Governo. Poi il Ministro dei Trasporti s'interrompe, saluta Matteo Orfini, Presidente PD, parte il dibattito e la chiacchierata confidenziale con Meta finisce.

Ma le parole intercettate scatenano una bufera. Mostrano un Renzi isolato nel momento decisivo con il rischio scissione alle porte. Accerchiato dai rivali della minoranza sempre più agguerriti, non sostenuto adeguatamente da chi pensa soprattutto al proprio tornaconto.

Non è così e Delrio prova a mettere una pezza stamattina entrando a Palazzo Ghigi e parlando ancora del fuorionda.

Secondo il Ministro "Matteo Renzi ha fatto più di una telefonata e per evitare la rottura ha dato segnali di amplissima disponibilità". E di chiamata è intervenuto anche Michele Emiliano dicendo: "visto che Renzi non chiama nessuno pe evitare la scissione, allora lo chiamo io".

A questo punto, a pochi giorni dall'assemblea, la scissione sembra quasi inevitabile se non si dovessero placare le tensioni tra la minoranza e la corrente maggioritaria dell'ex Premier.