Cosa resterà di questo Partito Democratico? Sono in molti tra i militanti a porsi questa domanda, dopo aver assistito alla rottura insanabile con l’ormai ex minoranza. Una separazione che ha fatto male a tanti, ma della quale potrebbero ora beneficiare in molti. Dall’atto della sua fondazione, la casa dei democratici ha convissuto con delle latenti contraddizioni interne che ne hanno compromesso il suo equilibrio. Le mire individualistiche hanno spesso e volentieri fatto passare in secondo piano l’orientamento di un partito, che pure era nato con l’obiettivo di divenire un punto di riferimento per l’elettorato progressista.
Gli addii di Bersani, Speranza e Rossi (guidati da D’Alema) hanno però oggi spazzato via tutti gli alibi, assegnando ai singoli personaggi della contesa responsabilità chiarissime. Sbaglia chi dice che il Pd esce ridimensionato da questa mini scissione, così come sbaglia chi pensa che la nuova Cosa Rossa sia destinata all’irrilevanza politica. A cambiare è solo il perimetro del Centrosinistra che per forza di cose si ritroverà presto insieme.
Le tre vie nel PD
Nemmeno tanto a sorpresa, la giravolta di Emiliano riconsegna a Renzi uno sfidante importante nella corsa alla segreteria. Certo l’appeal del governatore pugliese è calato dopo il tradimento rifilato agli scissionisti, ma l’ex premier sa bene che il suo elettorato non va trascurato.
Emiliano è un uomo del popolo, uno dei pochi in circolazione capace di penetrare al cuore dei militanti. Una figura vitale per il PD, che deve recuperare l’entusiasmo smarrito della sua base. Nella corsa alla leadership democratica si è fatto largo nelle ultime ore anche Orlando. Il ministro della Giustizia ha rotto gli indugi presentando ufficialmente la terza via possibile del futuro partito.
“Credo e non mi rassegno che la politica debba diventare soltanto prepotenza” ha spiegato rifilando una stoccata a Renzi. Il Guardasigilli rappresenterà al Congresso l’anello di congiunzione tra il PD e l’area che sta nascendo a Sinistra. Un ruolo che non può appartenere all’ex premier, che considera però la scelta di Orlando utile per far rientrare i malumori dei reduci dell’ex minoranza.
Sotto a chi conta
Superata pur con qualche imbarazzo la grana Emiliano, è iniziata la conta tra gli scissionisti PD per formalizzare i nuovi gruppi parlamentare che potrebbero a breve essere annunciati. In tutto sono 50 gli esponenti, arrivati anche da Sinistra Italiana, che hanno risposto presente all’appello di Speranza. Un gruppo piuttosto esiguo ma che risulterà vitale per il governo Gentiloni a partire dalle prossime settimane. Bersani ha delineato i primi due obiettivi della compagnia: riforma dei voucher e legge elettorale. Resta da capire il nome di battesimo della nuova Cosa Rossa che al momento, per dirla alla Emiliano, “non ha né tesi né strutture”. Il dialogo resta fitto tra i novelli compagni che hanno tentato di approcciarsi, senza successo, a Pisapia.
L’ex sindaco di Milano vuole attendere l’esito del Congresso PD prima di sciogliere le riserve. Un tentennamento che non è andato giù a Fratoianni, appena eletto segretario di Sinistra Italiana, convinto che Campo Progressista sia una stampella della quale beneficerà il solo Renzi alle prossime elezioni.