Ancora porte in faccia per Donald Trump e per il muslim ban. Lo sconcerto dei cittadini americani si concretizza in modo crescente e, ad appoggiare la causa sostenuta dallo Stato di Washington e del Minnesota, si aggiungono altri sedici stati, tra cui quello di New York e della California. Ad oggi sono, quindi, diciotto gli stati che hanno presentato presso la Corte d’Appello di San Francisco un documento in cui si esprime contrarietà e disdegno nei confronti del Muslim Ban. Seguono la scia dei diciotto stati americani anche 97 aziende tecnologiche tra cui Apple, Google, Microsoft, Twitter, Uber e Facebook.
Gli stessi hanno infatti deciso di presentare presso una Corte d’Appello americana un documento di 53 pagine in cui si sostiene la causa avviata da Washington e vengono esposte le conseguenze che il provvedimento contro Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen e Siria potrebbe comportare. Nel documento firmato dai colossi dell’ hi-tech, in cui si fa ovviamente riferimento a tutti gli immigrati provvisti di Carta Verde che lavorano presso le stesse aziende, si legge che il provvedimento “infligge un danno significativo agli affari americani, all'innovazione e alla crescita che ne consegue” e che gli immigrati sono effettivamente “tra i più prominenti imprenditori, politici, artisti e filantropi", nonché fondatori di circa 200 aziende presenti nella classifica Fortune 500.
Fanno parte dei firmatari del documento anche Dropbox, Intel, Mozilla e Netgear. Tra i social, oltre a Facebook e Twitter, si ritrovano anche Linkedin, Foursquare, Reddit, Pinterest, Snap e Meetup. Anche Airbnb, Flipboard, GoPro, Square, Wikimedia Foundation, Netflix, Spotify e Zynga appartengono all’interminabile lista degli oppositori.
Gli assenti
Fuori dalla lista Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon.com di origini cubane, che ha comunque privatamente condannato il Muslim Ban con una mail inviata ai suoi dipendenti. Fuori anche Elon Musk, sudafricano e fondatore di Tesla e creatore di Space X. Musk, pur facendo parte dei consulenti del presidente Trump in materia di tecnologia e economia, ha privatamente espresso contrarietà per il provvedimento e solidarietà per i sostenitori della causa.
Lo stesso ha aggiunto che ne discuterà in privato e direttamente con il presidente.
Nelle prossime ore
È stata convocata per oggi, dalla Corte d’Appello di San Francisco, un’udienza per affrontare la questione. Verranno infatti ascoltati i legali del Dipartimento di Giustizia dello stato di Washington e del Minnesota e la controparte, ovvero il Dipartimento di Giustizia americano secondo cui la sospensione del Muslim Ban metterebbe a repentaglio la “sicurezza nazionale”.