Ricorreva al Credito Cooperativo Fiorentino come una sorta di "bancomat" personale; era il presidente, il "dominus" della banca e anche di tutte le attività editoriali collaterali. Denis Verdini, secondo la magistratura, avrebbe agito per ottenere contributi pubblici per se stesso e anche per presunti amici di affari.

Verdini condannato a 9 anni

I Pubblici Ministeri hanno descritto così Denis Verdini, in merito al fallimento dell'istituto di credito toscano, chiedendo per lui una condanna a 11 anni di carcere. I giudici del Tribunale di Firenze, dopo 70 udienze e ben 6 giorni di camera di udienza, hanno condannato il Senatore e coordinatore del gruppo Ala a 9 anni per bancarotta fraudolenta e truffa allo Stato in merito ai fondi dell'editoria, disponendo anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Verdini sarebbe implicato anche nella vicenda Consip, insieme al padre dell'ex Presidente del consiglio, Tiziano Renzi, entrambi menzionati da Marroni, ex Ad di Consip, nominato dall'allora Premier Matteo Renzi. Marroni ha parlato di forti pressioni subite da Carlo Russo e condite da minacce, affinché intervenisse per conto di Tiziano Renzi e Denis Verdini sui commissari della gara Fm4, da 2 miliardi e 700 milioni: il primo lotto - il più ricco - fu vinto dai francesi Cofely, sponsorizzati proprio da Verdini.

Le dichiarazioni di Marroni

Marroni, dinanzi ai Pm di Napoli, ha detto che Russo e Renzi avevano aspettative ben precise: "e mi dissero che erano arbitri del mio destino professionale". Alfredo Romeo, invece, per raggiungere i vertici avrebbe promesso denaro a Tiziano Renzi.

Ma il padre dell'ex premier nega ogni accusa e smentisce Alfredo Mazzei, commercialista dell'imprenditore campano. Dalle indagini è emerso che si sarebbe tenuto un vertice segreto in una trattoria romana senza pretese, tra Tiziano Renzi, Carlo Russo e Alfredo Romeo.

Dall'inchiesta stanno emergendo dei nomi piuttosto conosciuti all'opinione pubblica, anche se si tratta di informazioni che vanno ancora verificate dagli inquirenti.

Nonostante ciò, l'intero mondo della politica italiana è già in subbuglio: la Lega e il Movimento 5 Stelle alzano il tiro dopo la condanna di Verdini al processo per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino, al quale si è aggiunto lo scandalo Consip che vedrebbe coinvolti anche il Ministro Lotti e il padre di Renzi. Giungono critiche anche da Roberto Speranza, leader del neonato Movimento Democratici e Progressisti, fondato dopo la scissione dal Partito Democratico.

Tangentopoli non è mai finita

Le notizie che arrivano provocano sconcerto e finiscono per alimentare sfiducia e distacco dalla politica. Non si può fare finta di nulla e, qualora vi fossero dei responsabili, sarebbe il caso che non mettessero la testa sotto la sabbia, ma che facessero chiarezza raccontando la verità. Questa situazione, purtroppo, l'abbiamo già vissuta in Italia altre volte ed è lecito, a questo punto, pensare che Tangentopoli non è mai esistita perché non è mai finita.