Federico Valetti è Consigliere Regionale e Vice Presidente della Commissione Regionale ai Trasporti. In seguito ai ritardi registrati sulle linee ferroviarie piemontesi, il Consigliere ha risposto ad alcune domande legate alle problematiche del territorio, proponendo soluzioni auspicabili e illustrando la sua idea di "fare politica".
1) Quali sono i valori che vorrebbe trasmettere nel suo operato politico?
“Vorrei fare politica da persona comune, non diventare un politico di professione. Essere una persona come le altre è importante per non distaccarsi troppo, perché i politici di professione tendono a vivere un po' nel proprio mondo, distaccato dai problemi reali.
Preferisco essere informale, rinunciando a formalismi ed etichette, per conservare il contatto con la gente comune. In futuro mi piacerebbe che altre persone valide e convinte dessero una mano per la cosa pubblica, non guardando egoisticamente al proprio interesse. Essere consapevoli di chi si vota e conoscerlo è fondamentale, così come il confronto che permette di portare avanti l’opera di vigilanza già in atto”.
2) Nonostante l’appartenenza all’opposizione, quali potrebbero essere gli strumenti più adatti per migliorare la rete ferroviaria piemontese?
“Non essendo al governo e non potendo agire in primis, quello che si sta cercando di fare è traghettare l’opinione pubblica. Poiché negli ultimi 6/7 anni il Piemonte ha perso circa il 25% delle linee ferroviarie, l’obiettivo sarebbe quello di recuperarne il più possibile, realizzando un servizio economicamente sostenibile, fruibile e valido.
E’ importante che venga garantito il buon funzionamento delle strutture, in modo che i pendolari possano utilizzarle”.
3) A causa dei continui disagi causati dal malfunzionamento della linea Pinerolo-Torino si è parlato della possibilità di istituire un Comitato (di cui se ne discuterà in concreto nell’incontro organizzato il prossimo 28 aprile).
Quali le linee guida e gli obiettivi di questo futuro progetto?
“Ho incontrato diversi pendolari perché da tempo si sentiva la mancanza di un Comitato organizzato che potesse far pressione sulla politica locale, sulla Regione e sui gestori della ferrovia. Il confronto tra pendolari avviene quotidianamente, ma non c’è un’organizzazione incaricata di battere i pugni sul tavolo e fare richieste.
Da questa situazione di malcontento generale nasce l’idea di creare, insieme ai pendolari, un nuovo format: una pagina web informale di confronto da cui far nascere prossimamente un Comitato, informale ma riconosciuto, con nomi che possano diventare referenti per il futuro. Si occuperà di diffondere informazioni che arrivano dalle istituzioni, portare le richieste e mantenere viva l’attenzione sulla questione. Sapere che il funzionamento di quella linea dipende anche da te comporta assumersi delle responsabilità e vigilare sul buon funzionamento dell’apparato, al fine di garantire un servizio di cui tutti siano soddisfatti. Comitato vuol dire soprattutto partecipazione alla cosa pubblica e volontariato".
4) Rispetto alla vicenda della bocciatura degli ODG da lei proposti, ha parlato di “rimpallo di responsabilità”. Che cosa è accaduto e perché ha avuto questa sensazione?
“In Consiglio Regionale le opposizioni hanno la possibilità di fare le proprie richieste, collegandole al bilancio. Ne sono state fatte tante da parte nostra, molte delle quali arrivate alla fine senza neanche esser state lette. Per la fretta di chiudere i lavori ed andare a casa, numerose sono state le astensioni (che valgono negativamente), che hanno di fatto decretato la bocciatura di quasi tutti quelli da me proposti. Il maggior rammarico deriva dall'aver lavorato alla loro stesura, averli modificati per venire incontro alle richieste fatte e non vedersi riconosciuto il lavoro svolto”.
5) Ha parlato di “politica auto-referenziale”. Secondo lei cosa dovrebbe esser fatto affinché si possa realizzare una politica al servizio del cittadino?
“Innanzitutto è importante ristabilire un contatto tra politico e cittadino. In politica governa il Paese, quindi è importante che i cittadini tornino ad esserne consapevoli e tornino ad interessarsi maggiormente alla politica. La politica è diventata un mondo a sé nel corso del tempo, ma può tornare ad essere un lavoro utile”.
“Si, il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”: è un monito importante che potrebbe essere applicato anche alla politica, affinché torni ad essere quella di un tempo. Per far sì che ciò accada ciascun cittadino dovrebbe assumersi l'impegno di contribuire concretamente alla realizzazione del cambiamento invocato e desiderato, in modo che la politica torni ad essere fatta dalla e per la gente.