Papa Francesco è uno dei pontefici più amati di sempre ed è anche un finissimo uomo politico che ha dedicato molto del suo tempo da quando è stato eletto come Pontefice all'apertura verso le altre religioni e verso tutti i Paesi del mondo. Nel fine settimana il Vicario di Cristo volerà in Egitto, venerdì e sabato per la precisione, ma dalla sala stampa della Città del Vaticano trapelano news che qualcuno ritiene preoccupanti, ma che sono comunque un segnale di grande apertura mentale per il perito chimico di Buenos Aires: "Il sommo pontefice userà in Egitto un'automobile chiusa, ma non blindata per gli spostamenti.

Non è preoccupato per gli attentati perché viviamo in un mondo dove questo aspetto fa parte della vita, andiamo avanti serenamente, com'è nella volontà del Santo Padre".

A tenere la conferenza è stato Greg Burke, il direttore della sala stampa del Vaticano, che imbeccato dai giornalisti ha poi aggiunto: "La sicurezza è un problema ovunque, che sia Città del Vaticano, l'Inghilterra, la Francia o gli Stati Uniti. Il Papa, anche dopo gli ultimi attentati in Egitto, ha però confermato la volontà di andare avanti come segno di civiltà e vicinanza per le popolazioni meno agiate. Noi non siamo preoccupati". Burke parla anche delle forze dell'ordine del Paese nordafricano dicendo di non essere preoccupati nemmeno di questo perché "le forze dell'ordine faranno il proprio volere, è loro volontà fare tutto ciò che è necessario affinché le cose vadano bene".

La decisione di Bergoglio fa discutere non solo perché è un rischio per la sua vita, ma anche perché non si sentiva il bisogno di dare questa precisa informazione, come a volersi mettere un bersaglio addosso. In questi ultimi giorni Papa Francesco è alle prese con le lotte interne alla sua Chiesa, con i suoi oppositori e con le pressioni che arrivano dagli Stati Uniti dopo le ultime esternazioni sul parallelo tra i lager nazisti e i campi profughi moderni.

L'American Jewish Comittee ha scritto al quotidiano israeliano Jerusalem Post che i riferimenti storici vanno fatti con un certo criterio e che "le condizioni in cui i migranti si trovano a vivere in Europa sono certamente difficili ma non possono essere paragonate a quelle dei campi di concentramento in cui venivano chiusi gli ebrei.

Tutti i deboli del mondo meritano un'attenzione internazionale importante ma i riferimenti storici vanno riportati con dei fatti veri, soprattutto quando a farli è una figura importante e rispettata a livello mondiale". Papa Francesco non ha ribattuto alle accuse del comitato, che evidentemente non ha compreso che la vita non è una gara di disgrazie.