Tony Kim, il fermato a Pyongyang. Usa-Corea del nord "lo scenario", il palco in cui Kim Jong-un potrebbe spaventare davvero il gigante Usa e il suo condottiero Donald Trump. L'escalation verbale delle ultime ore riferite alla "possibilità di scatenare una guerra atomica"; poi, la minaccia lanciata da Pyongyang, intenzionata ad "annientare la Carl Vinson". Tira sempre di più forte il vento di guerra di una nucleare tra le due potenze.

Usa-Corea del Nord, una guerra di ideologie, per alcuni. Mondi opposti, per altri: impossibile l'integrazione. Sottili strategie politiche ed economiche di Donald Trump: le alleanze dell'America nel Pacifico da tenere in conto.

In ultimo, la sciagurata politica estera del magnate al servizio dei poteri che lo proteggono; tutto ciò, unito ai recenti sviluppi della questione "ostaggio", potrebbe dar vita a situazioni piuttosto difficili da contenere, anche considerando che nell'obiettivo delle multinazionali e dell'industria delle armi (in totale l'establishment che appoggia il magnate della Casa Bianca) c'è tutto l'interesse nel distruggere in ogni modo la nord Corea e mandare all'aria il regime di Kim Jong-un.

Trump: è crisi ostaggio?

L'ultimo capitolo delle ostilità pochi giorni fa dopo l'arresto di Kim Sang-duk, più noto come Tony Kim, un professore di origine coreana. Salgono così a tre i cittadini di origine americana arrestati dal regime di Kim Jong-un.

La notizia dell'arresto del professore avvenuta venerdì è stata ufficializzata dai diplomatici svedesi per via della "mancanza di relazioni bilaterali tra Usa e Corea del Nord". Nella fattispecie, è dunque Stoccolma a salvaguardare gli interessi americani in casi simili. Sembra che tuttavia il dipartimento di stato Usa non abbia commentato l'accadimento, che riguarda appunto l'incarcerazione del professore di origine coreana che porta addirittura (gioco del destino) il cognome della dinastia dei dittatori comunisti di Pyongyang, ovvero Kim.

Le autorità coreane tuttavia non hanno rivelato il motivo dell'arresto del docente, avvenuto in aeroporto. Si sa però che in Corea del Nord, qualsiasi propaganda religiosa "è considerato un crimine dal regime", e l'ormai noto Tony Kim, passaporto americano, appartiene ad una chiesa protestante evangelica.

Non sarebbe la prima volta di una crisi di ostaggio tra Corea del Nord e Usa.

La casistica corrente vuole che tipologie di avvenimenti simili si siano verificate piuttosto spesso anche in passato, vedendo coinvolti cittadini Usa di origine coreana accusati, spesso, di proselitismo religioso, spionaggio o propaganda. In passato intervennero come mediatori ex presidenti americani, tra cui Jimmy Carter e Bill Clinton. In molti casi, il regime comunista utilizzò letteralmente gli ostaggi per "strappare concessioni economiche e trattare le condizioni con gli Usa", legittimando al tempo stesso il governo di Pyongyang. L'arresto di Kim è tuttavia da considerarsi la prima crisi ostaggi per il presidente Donald Trump, e segue le sue spregiudicate dichiarazioni di "risolvere la questione nord coreana da solo, se non lo fa la Cina".

Strategie geopolitiche tra Corea e Siria

Donald Trump tenterà tuttavia di scendere a patti con i leader della maggiori potenze di quell'area: il presidente cinese Xi Jimping, e il premier giapponese Shinzo Abe. Nonostante non si sia ancora "esposto" sulla questione ostaggi, la preoccupazione principale del presidente Usa rimane tutt'ora quella della pericolosa "corsa al nucleare della Corea del Nord", e del suo leader atipico Kim Jong-un: in possesso, secondo gli Usa, di un armamentario nucleare piuttosto preoccupante. Da quanto si sa però da circa 60 anni gli Stati Uniti desiderano unire le due Coree, dando così vita ad uno stato liberista che svolga il ruolo di antagonista della Cina, affiancati dal Giappone di Abe.

L'ipotesi di Trump paladino del mondo lascia dunque pensare, e nonostante le stravaganze del dittatore della Nord Corea facciano pensare all'ipotesi conflitto nucleare, la convinzione generale è che Trump stia cercando di ridisegnare geopoliticamente le aree del mondo, principalmente per salvaguardare gli interessi di casa propria.

La Corea del Nord non è altro che uno degli interessi delle multinazionali, in concomitanza con la Siria, appunto: da quelle parti, si sa,vorrebbero far passare un enorme gasdotto di grande valore strategico, quello del Qatar. Bashar al Assad, allora, aveva preferito un altro accordo con l'Iran, rifiutando l'offerta degli Usa: evento che ha condotto le maggiori potenze a scatenare una guerra facilmente evitabile, poiché nonostante il clima instabile e la guerra religiosa tra sciiti e sunniti, in realtà vi sono forti motivazioni economiche e politiche, alla base.

Nonostante sia tutto stato ammantato sapientemente di ideologia, inneggiando la liberazione del regime di Bashar Al Assad, in realtà il motivo della guerra è "distruggere la Siria e indebolire l'Iran", in modo di consentire alle multinazionali di gas e petrolio di impossessarsi dei giacimenti siriani, facendo passare lì il gasdotto che parte dal Qatar. Finale della storia, mettere in difficoltà economica l'altra super potenza, ovvero la Russia, il "maggiore produttore di gas della zona".