Silvio berlusconi resta sulla scena politica come protagonista e si prende la rivincita sui suoi ex delfini ‘traditori’ Angelino alfano e Gianfranco Fini. L’accordo, per ora solo verbale, con Matteo Renzi sul modello tedesco di legge elettorale (proporzionale con soglia di sbarramento al 5%), decreterebbe, di fatto, l’estinzione del partitino centrista guidato dal politico agrigentino, incapace di decollare oltre uno striminzito 3%. Inutile si è rivelato l’incontro, avvenuto ieri 29 maggio al Nazareno, tra Angelino, Maurizio Lupi e il segretario Pd.
Come riporta questa mattina Huffington Post, Renzi è stato chiaro e ultimativo: “La soglia del 5 per cento non si tocca”. Intanto, le ultime novità nell’inchiesta sulla casa di Montecarlo ci consegnano l’immagine di un Fini accusato persino di riciclaggio, a causa di due polizze ‘sospette’ da un milione di euro ciascuna. E così, i due uomini politici che volevano rottamare berlusconi - il delfino ‘senza quid’ di Arcore Alfano, e il delfino di Giorgio Almirante alla guida del Msi - finiscono rottamati a loro volta.
Alfaniani verso l’estinzione
Riportano ben informati retroscena che Renzi sia stato gelido nei confronti della delegazione di Area Popolare giunta al Nazareno ieri pomeriggio. Con il sistema elettorale tedesco “sono problemi vostri”, avrebbe sentenziato l’ex premier, concedendo solo una quasi offensiva proposta di accogliere gli alfaniani vip nelle liste Pd o in quelle dell’ormai alleata Forza Italia.
Offerta che sa di beffa per Alfano che, ora, rischia seriamente di sparire dalla scena parlamentare. “È andata malissimo, un incontro disastroso”, è stata la sua unica, flebile, reazione. Ap, infatti, non può più nemmeno minacciare di far saltare il banco del governo Gentiloni, come fatto fino ad ora, perché la legislatura è comunque agli sgoccioli, il voto anticipato è solo questione di date (24 settembre, 1-8 ottobre) e l’unico risultato che otterrebbero i seguaci di Alfano sarebbe quello di venire incolpati della caduta del già traballante Esecutivo.
Se l'induzione al suicidio non fosse reato, suggerirei a Fini di spararsi. Diceva di essere un coglione. Forse qualcosa di peggio pic.twitter.com/2D4ZLaKQAP
— Francesco Storace (@Storace) 29 maggio 2017
Storace: ‘Suggerirei a Fini di spararsi’
Per quanto riguarda Fini, invece, la fine della sua carriera politica è stata già decretata dall’affaire Montecarlo.
Ma le novità giudiziarie delle ultime ore non fanno che peggiorare la sua situazione. “Se l'induzione al suicidio non fosse reato - cinguetta l’ex colonnello di AN Francesco Storace sul suo profilo Twitter - suggerirei a Fini di spararsi. Diceva di essere un coglione. Forse qualcosa di peggio”. Una frase forse troppo forte che, infatti, poche ore dopo Storace è stato costretto a rimodulare. “The end. Ok, non si spari. Sparisca”, scrive nel suo editoriale sul Giornale d’Italia, poi ripostato anche sul social network. Dopo il “che fai mi cacci” pronunciato contro Berlusconi nel 2011, prima di uscire dal Pdl per dare vita alla sfortunata esperienza di Futuro e Libertà, le fortune politiche di Fini si sono dissolte. Lo stesso destino che ora sembra toccare ad Alfano.