Alla fine la nuova linea “sovranista” e populista della Lega Nord ha nettamente vinto su quella tradizionale autonomista e indipendentista: Matteo Salvini ha raggiunto alle primarie di partito l’82,7% dei consensi, battendo così l’altro candidato, Gianni Fava, assessore all’Agricoltura nella giunta Maroni in Lombardia. Sono stati chiamati a votare 15mila militanti, iscritti da almeno un anno. Il leader del Carroccio aveva detto alla vigilia della consultazione che avrebbe lasciato, se non avesse ottenuto almeno l’80% dei voti, soglia pienamente superata: così domenica 21 ci sarà la proclamazione ufficiale del segretario riconfermato nel congresso di Parma.

Subito Salvini ha festeggiato il risultato con un ringraziamento ai suoi elettori su Facebook.

La strategia di Salvini

Il messaggio al popolo della Lega è chiaro: dopo questa investitura l’obiettivo diventa “mandare a casa Renzi, Alfano, Boschi e Boldrini, riuscire a bloccare l’invasione clandestina in corso, rilanciare il lavoro e la speranza in Italia”, un programma elettorale racchiuso in poche parole. Per realizzarlo serve un centrodestra unito e compatto, ma “senza scarti di magazzino”, come certi vecchi alleati che sono passati a governare col Pd, e soprattutto in cui Berlusconi non è più il leader naturale: “Deve chiarire se sta con noi o con Renzi, con la Lega o con la Merkel – attacca Salvini – sono finiti i tempi in cui Forza Italia era al 30% e noi al 5%, adesso abbiamo pari dignità”.

Per il segretario, il Carroccio “non è più al servizio di nessuno e deve impegnarsi non solo al Nord ma anche per i terremotati dell’Abruzzo, i pescatori in Sicilia e gli agricoltori pugliesi”.

Le reazioni di chi ha perso

Tra i grandi sconfitti c’è Umberto Bossi, che, ad urne aperte, minacciava addirittura di abbandonare una Lega meno interessata all'indipendenza del Nord, facendo riferimento a migliaia di fuoriusciti che si stanno riorganizzando in un nuovo partito per mano di Roberto Bernardelli.

Salvini a riguardo è laconico: “Non perdo tempo con i nostalgici”. Più accomodante il governatore Roberto Maroni, che si è impegnato per il candidato di minoranza, pur cercando di non rompere con il segretario: invoca l’unità in vista del traguardo del referendum per l’autonomia del 22 ottobre in Lombardia e Veneto che chiede al governo più poteri alle Regioni.

Infine le parole del candidato battuto: Fava sottolinea la bassa affluenza e si impegna a continuare la battaglia indipendentista all’interno della Lega, invitando però Salvini a cercare un’intesa con Bossi per evitare una frattura che potrebbe avere ripercussioni pesanti per il partito.