Il Movimento 5 Stelle si dichiara "disponibile a scrivere le regole del gioco con il Pd". Il gioco si è fatto molto duro ed è il momento che i duri inizino a giocare, direbbe qualcuno. Di "duri e puri", almeno a parole, il popolo pentastellato è colmo: al suo interno esistono correnti di pensiero svariate che con il tempo potrebbero incontrare difficoltà di convivenza sempre maggiori. Per il momento, però, sembra aver vinto l'interesse principale di una forza politica che, in base ai sondaggi, è la prima del Paese. Il M5S vuole governare l'Italia, potrebbe avere i numeri per farlo, ma le normative elettorali del recente passato non consentono ad un grande partito di reggere indisturbato le redini del Belpaese, a meno che non sia dotato di una maggioranza bulgara come fu per il governo Berlusconi II nel 2001.

Il M5S cerca dunque l'arma del duello, quella attuale si chiama 'Legalicum' ed è il testo uscito dalle due sentenze della Consulta sull'Italicum e sul Porcellum. Ma in tutti i duelli leali che si rispettino, l'arma va scelta insieme al nemico.

Alla ricerca della governabilità perduta

Luigi Di Maio studia da futuro premier. Il candidato leader pentastellato alle prossime elezioni politiche sarà scelto tramite il famoso sistema di democrazia diretta esercitato online dai militanti. Un metodo che talvolta si inceppa, vedi il caso Genova, ma sufficiente comunque a conferire il fremito della partecipazione popolare alle scelte dei vertici. Ad ogni modo, Di Maio è la più alta carica pentastellata nella complessa macchina parlamentare ed è ovviamente lui a tendere la mano a Matteo Renzi.

"Il presidente Mattarella ha chiesto di fare una legge elettorale che dia chiarezza al risultato delle prossime politiche - sono state le parole del vice presidente della Camera - e con il Paese in grave crisi non possiamo più permetterci maggioranze che siano il risultato di inciuci ed ammucchiate. Da qui la nostra proposta a Renzi ed al PD".

In soldoni, il M5S è disponibile a sedersi con il Partito Democratico e discutere di "eventuali correzioni al Legalicum che portino il Paese alla governabilità. Chi vince le elezioni, deve avere modo di realizzare i propri programmi elettorali". Un punto intoccabile, per Luigi Di Maio, è il "premio alla lista", da non confondere con "il premio alla coalizione", perché "con quest'ultimo, la nuova maggioranza rischierebbe di fare la fine di Prodi con Mastella o Berlusconi con Fini".

'Se son rose, fioriranno'

La controparte mostra la medesima apertura, anche se logica vuole che ci si muova con estrema circospezione. "Se il M5S fa una proposta seria ed è pronto a discutere di una leggere elettorale condivisa, ben venga - ha commentato il deputato del PD, Matteo Richetti, uno dei fedelissimi di Renzi - basta che l'impostazione della legge conservi un impianto maggioritario. Solo in questo modo è possibile garantire governabilità". Per il ministro Maurizio Martina, vice segretario del PD, la certezza che il partito "ha intenzione di difendere un impianto che garantisca governabilità. Se il M5S ha intenzione di collaborare, noi siamo pronti. Se son rose, fioriranno".

La posizione di Forza Italia, le critiche della Lega

"Disponibili al confronto". Questa la posizione del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, rispetto alle possibili trattative sulla legge elettorale. "Ritengo che la nuova legge sarà approvata celermente, perché così conviene a tutte le forze politiche. Il principio assoluto deve però essere quello di una maggioranza che, una volta scelta dagli elettori, abbia la possibilità di governare perché effettivamente rappresenta la maggioranza degli italiani". Chi si ostina a non trattare, tanto per cambiare, è la Lega Nord. Matteo Salvini ripropone il suo leitmotiv. "Elezioni subito e con qualsiasi leggere elettorale. La Lega è l'unico partito fuori dalle logiche dei palazzi, Grillo e Renzi stanno facendo soltanto prove di inciucio".

Inciuci o meno, il testo base della normativa arriverà alla Camera l'11 maggio, se la tregua armata tra i due maggiori partiti del Paese regge, ci sono buone possibilità che il Legalicum riveduto e corretto in maniera condivisa veda la luce.