Il Pd sarebbe un partito “bollito” che sta andando in “ebollizione” e Matteo Renzi starebbe pensando di far saltare il banco e di cambiargli nome subito dopo l’estate. Lo sostiene Roberto D’Agostino in un corsivo, una Dagonota, pubblicato sul suo blog Dagospia. Secondo il sempre ben informato giornalista, al Nazareno sarebbe in corso una sotterranea guerra di tutti contro tutti: renziani della prima ora contro renziani della seconda, considerati degli opportunisti, oppure fedelissimi del segretario contro quel che è rimasto della corrente ex Ds e i franceschiniani.

Il ricatto del limite delle tre candidature

Molti nodi, sostiene D’Agostino, potrebbero venire al pettine già nella prossima direzione del partito, prevista per il 10 luglio. Secondo Dagospia, Matteo Renzi, padre-padrone della lista delle candidature Pd, starebbe pensando seriamente di utilizzare come ‘arma di ricatto’ il limite delle tre candidature in parlamento, concedendo solo pochissime deroghe. Se applicata fedelmente, infatti, questa regola farebbe saltare definitivamente dalla poltrona in parlamento gente del calibro di Dario Franceschini, Roberta Pinotti (ministro della Difesa), Anna Finocchiaro (Rapporti con il parlamento) e Andrea Orlando (ministro della Giustizia, oltre che capo della principale corrente di opposizione al renzismo dentro al partito).

Ma l’ala renziana ‘trattativista’, impersonificata dal tesoriere Francesco Bonifazi, spinge per un accordo con gli altri big.

Bonifazi ‘boy-toy della Boschi’

Dunque Bonifazi - che D’Agostino identifica beffardamente come “boy-toy” ed “ex moroso di Maria Etruria”, ovvero Maria Elena Boschi - starebbe cercando di convincere l’incerto Renzi a riavvolgere i fili dell’alleanza con i suoi principali avversari all’interno del Pd: Dario Franceschini e Andrea Orlando.

Una posizione, quella di Bonifazi che, a detta di D’Agostino, i renziani doc considerano alla stregua di “collaborazionismo con il nemico”. La posizione di rottura tenuta dal segretario, però, verrebbe dimostrata dalle dichiarazioni pubbliche di fuoco rilasciate da Ettore Rosato, il capogruppo Dem alla Camera, franceschiniano, “costretto” da Renzi ad andare contro gli interessi del potente ministro della Cultura.

Delrio e Castagnetti provano a ricucire tra Matteo e Prodi

Nel valzer delle alleanze all’interno del Pd, non sarebbe escluso nemmeno un clamoroso riavvicinamento tra le tende di Matteo Renzi e Romano Prodi. ‘Sarti’ dell’operazione sarebbero il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e Roberto Castagnetti.

Delrio smentisce Minniti sulla chiusura del porti

Ma i guai all’interno del Pd riguardano anche i rapporti tesi tra il ministro dell’Interno, Marco Minniti, e il succitato Delrio sulla questione della chiusura dei porti italiani alle navi delle Ong. “Nessun porto chiuso. Non rinunciamo ai princìpi di umanità”, aveva dato il contrordine Delrio a poche ore del comunicato del Viminale che andava nella direzione opposta.

E Minniti pare che non l’abbia presa bene. Nervi tesi anche tra il vicesegretario ex Ds Maurizio Martina e Vincenzo Guerini, nominato da Renzi Coordinatore Unico del partito, proprio per depotenziare Renzi.