E' decisamente una tegola pesante quella caduta sul ministro Maria Anna madia e sulla sua riforma del Corpo Forestale dello Stato, o meglio del suo scioglimento e conseguente assorbimento del personale all'interno dell'Arma dei Carabinieri: con un'ordinanza del 9 giugno scorso, pubblicata ieri, il Tribunale amministrativo regionale dell'Abruzzo ha infatti risposto al ricorso presentato dal vice sovrintendente dell'ormai disciolto Corpo forestale, Vincenzo Cesetti. Pur non accogliendo la domanda di annullamento della legge Madia, il TAR ha rilevato diversi e soprattutto fondati motivi di incostituzionalità, trasmettendo tutti gli atti alla Corte Costituzionale.
Il ricorso contro la legge Madia
Quello del vice sovrintendente Cesetti è solo uno dei circa 3.000 ricorsi presentati da componenti del corpo (su circa 8.000 effettivi): il sottufficiale aveva richiesto di continuare a operare all'interno del Corpo Forestale, o comunque di non essere destinato all'Arma dei Carabinieri o di un'altra forza di polizia militare, ma solo nella Polizia. Il ricorso, come accennato, non è stato accolto ma i giudici amministrativi hanno elencato diversi motivi di possibile incostituzionalità della legge Madia
Perché la legge Madia può essere incostituzionale
Secondo il Tar dell'Abruzzo, la legge Madia potrebbe violare gli articoli 2 e 4 della nostra Costituzione, in particolare per non aver rispettato il principio di autodeterminazione del personale del Corpo Forestale, “costretto” dalla legge stessa ad assumere lo status di militari pur in mancanza di una scelta libera e volontaria da parte dei componenti il Corpo stesso.
Inoltre, il fatto di aver precluso agli ormai ex forestali la scelta di passare a una forza di Polizia a ordinamento civile, invece che nei Carabinieri, violerebbe gli articoli 76 e 77 (comma 1) della carta costituzionale. Sotto questo aspetto, il testo della legge Madia conterrebbe termini definiti “generici” che avrebbero permesso al Governo, al momento dell'emanazione dei decreti attuativi, di superare tutti i limiti posti dalla Costituzione semplicemente cancellando, invece di riformare, il Corpo Forestale facendolo interamente confluire nei Carabinieri.
Per finire, secondo il Tar del Lazio le motivazioni di razionalizzazione e di maggior efficienza della pubblica amministrazione non sono giustificate dal presunto risparmio ottenuto con la cancellazione del Corpo Forestale, anzi questa scelta violerebbe la tutela dell'ambiente, sempre sancita dalla Costituzione italiana. Senza dimenticare che, sempre secondo i giudici abruzzesi, l'aver trasformato in militare un corpo di polizia prima civile andrebbe “in netta controtendenza” contro i principi generali dell'ordinamento italiano.
La palla passa ora alla Corte Costituzionale che deve deliberare in merito.
Le polemiche sugli elicotteri antincendio a terra
Circa un mese fa la riforma Madia era già stata oggetto di polemiche quando, con il moltiplicarsi dei casi di incendi boschivi a metà luglio, ci si è “accorti” che la flotta di elicotteri antincendio a disposizione nel nostro Paese si era drasticamente ridotta: dei 32 mezzi antincendio in precedenza assegnati al Corpo Forestale, 13 erano stati convertiti dai Carabinieri per diversi usi istituzionali, mentre di altri 17 elicotteri assegnati ai Vigili dei Fuoco ne erano operativi solo sette. Gli altri dieci erano fermi per una incredibile serie di intoppi burocratici, soprattutto legati ai protocolli di volo (i pompieri hanno dovuto rivedere tutte le procedure per poter gestire i nuovi elicotteri e per poter utilizzare i piloti provenienti dal Corpo Forestale) e manutenzioni ritardate.