Buenos Aires. Appuntamento fondamentale il prossimo 22 ottobre con le elezioni legislative dopo che le scorse primarie di agosto - che hanno visto al voto i 33,1 milioni di argentini - hanno confermato la linea dell’attuale presidente Mauricio macri.

Le primarie, chiamate Paso (primarie aperte, simultanee e obbligatorie), sono il passaggio attraverso cui le diverse forze politiche attive in Argentina definiscono i nomi dei candidati che si affronteranno nelle legislative, ma ovviamente sono anche il modo per percepire quale potrebbe essere il prossimo risultato.

Le primarie indicano che la maggioranza degli argentini sostiene la politica a favore del mercato che il presidente Macri porta avanti dal 2015, anno della sua elezione. Gli analisti politici considerano questo come un risultato abbastanza inatteso dato che l’attuale governo, nei due anni di attività, non è ancora riuscito realmente a far decollare l’economia ancora strozzata dall'inflazione galoppante, con una crescita lenta, consumi al ribasso e forti problemi di scarsa occupazione, riforma della giustizia, oltre che la piaga povertà per la quale Macri ha promesso: "Povertà zero" e l'aumento dei casi di violenza e femminicidio.

La tornata elettorale avrà luogo il 22 ottobre e l'economia potrebbe avere impatto politico in queste elezioni a medio termine che rinnoveranno la metà dei seggi della Camera Bassa del Congresso (127) e un terzo dei seggi del Senato (24).

I principali contendenti sono l'alleanza di Cambiemos (coalizione pro Macri) e i due principali gruppi di opposizione: la coalizione di Frente para la Victoria (FpV) dell'ex presidente Cristina Fernández (2007-15), che rimane l'avversario più forte di Macri al Congresso e la coalizione di Frente Renovador (FR) guidata da Sergio Massa, percepita come una fazione più moderata e cooperativa del movimento politico peronistico.

Il confronto più interessante si svolgerà nella provincia di Buenos Aires dove l'ex presidente Cristina Kirchner ha deciso di correre per un posto nel Senato. Il governo deve dimostrare che può battere l'ex presidente nella sua roccaforte (e quella del peronismo). La perdita contro di lei aumenterebbe la possibilità che il "Kirchnerismo" e le sue politiche possano tornare nel 2019.

D'altra parte, Cristina Kirchner deve dimostrare di essere ancora considerata pertinente all'interno del partito peronista e degna di considerazione per una corsa per la presidenza nel 2019.