Nel gennaio 2017 la Corte costituzionale aveva dichiarato parzialmente illegittimo l'Italicum, la legge elettorale del 2015 prevista per la Camera, sostenendo che avrebbe falsato la rappresentatività e l'eguaglianza del voto; ne era uscita una legge elettorale "depotenziata", senza più ballottaggio ma con ancora in vigore la soglia del 40% come premio di maggioranza e, ad esempio, i capilista bloccati.
Italicum modificato e Consultellum
Dall'inizio dell'anno all'estate, il governo e i partiti hanno cercato, molto limitatamente, di trovare un consenso parlamentare per uniformare le due leggi elettorali di Camera e Senato data l'imminente fine della XVII Legislatura anticipata o a scadenza naturale.
Al Senato è in vigore tuttora il Consultellum, uscita sempre dopo una sentenza della Consulta che aveva "riformato" la legge elettorale del 2005, soprannominata spregiativamente "Porcellum".
Entrambe le leggi sono proporzionaliste di base, ma con differenze tra l'una e l'altra. Ad esempio, la legge della Camera mantiene il premio di maggioranza, mentre quella al Senato no; la soglia di sbarramento nella prima è al 3% su base nazionale, nella seconda è all'8% per lista e 20% per coalizione.
La Consulta comunque aveva anche aggiunto che si sarebbe potuto andare al voto anticipato con queste due leggi ancora disomogenee o suscettibili di lieve uniformazione per votare. Da allora, tuttavia, nulla è cambiato.
Il Rosatellum e il modello tedesco
In maggio il PD aveva proposto il cosiddetto "Rosatellum", dal capogruppo del Partito Democratico alla Camera Ettore Rosato, un sistema elettorale ispirato al Mattarellum in vigore dal 1993 al 2001, quindi in senso maggioritario per garantire la governabilità, che non aveva avuto consensi, tanto da far ripiegare la compagine politica su una legge elettorale proporzionale sul modello tedesco, che sarebbe totalmente diverso applicato alla realtà italiana anche se avrebbe dato maggiore rappresentatività secondo alcuni, ma i cui risultati non sarebbero stati molto diversi dal voto con Italicum modificato e Consultellum.
In giugno era saltato poi l'accordo tra i partiti per il modello tedesco e si era ritornati al punto di partenza, rimandando tutto dopo la pausa estiva.
La legge elettorale "riparte": i partiti divisi
Mercoledì 6 settembre è prevista la convocazione della commissione Affari costituzionali, per discutere dell'approvazione del testo base della nuova legge elettorale entro il 12, per poi emendarlo, votarlo e consegnarlo ottimisticamente entro fine mese all'Aula.
Nel PD ci sono fondamentalmente due correnti a riguardo: una è capeggiata dai renziani (grandi sostenitori di un ritorno al Mattarellum ma 2.0), che sono sostanzialmente contrari al premio di maggioranza alla coalizione di turno; l'altra è quella di Franceschini e Orlando, che sostengono l'idea di coalizione in stile Ulivo prodiano.
Nel centrodestra, il cosiddetto "listone" è molto ben visto dall'ex Cav Berlusconi, da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini. Qui l'incognita è solo sui grandi temi (soprattutto europei) che possano unire il centrodestra italiano. Il primo continua a premere per un sistema proporzionale e con pure soglia di sbarramento bassa (dato il declino di Forza Italia), mentre gli altri due hanno sostenuto e sostengono il voto anticipato e una legge più in senso maggioritario.
Nel M5S non c'è mai stata l'intenzione di modificare le leggi elettorali vigenti, pretendendo un voto anticipato con le sentenze della Consulta o con solo una loro lieve armonizzazione.
Una bozza di legge
Su Affaritaliani.it è comparsa da poco l'ipotesi di bozza che sembra unire il PD, la sinistra, FdI, FI, Lega e pure i centristi alfaniani. Essa prevede la possibilità di presentarsi in coalizione con premio di maggioranza graduale: il 51% dei seggi a Camera e Senato, quest'ultimo su base regionale, per la lista o la coalizione che raggiunge il 35% dei consensi; il 52% dei parlamentari per chi ottiene il 36% dei voti e così via fino al 55% per chi è in grado di arrivare al 40%. I collegi elettorali sarebbero relativamente piccoli, con capilista bloccati e i restanti posti eletti con alternanza di genere.
La soglia di sbarramento sarebbe molto bassa (2%) all'interno delle coalizioni, ma per chi si presenta da solo si alza al 3 o 4%. Staremo a vedere nelle prossime settimane se in Parlamento ci saranno i numeri per approvare una legge del genere.