Tutti lavorano per raggiungere l’agognata unità ma nessuno è disposto a fare un passo indietro. Le elezioni regionali in Sicilia si avvicinano e, con esse, la convinzione che le divisioni persistenti non faranno altro che decretare l’estinzione del centrosinistra. Nelle ultime ore i colloqui tra i leader (o presunti tali) dell’universo sconfinato progressista non hanno prodotto alcun risultato positivo. Il triplice fischio, calcisticamente parlando, è risuonato forte dopo la resa di Giuliano Pisapia. Quando Mdp ha annunciato la candidatura di Claudio Fava, infatti, l’ex sindaco di Milano ha salutato la compagnia furente.

Due erano state le condizioni poste dagli ex dem al mediatore della potenziale coalizione: l’organizzazione delle primarie e l’immediata cacciata di Alfano. Richieste giudicate inammissibili dal Partito Democratico, che nemmeno ha tentato di formulare una controproposta allettante. Dopo aver sbrogliato la matassa creata ad arte dal governatore uscente Crocetta, Renzi non ha voluto sentire ragioni. A questo punto al Nazareno si attende solo l’ok di Pisapia per chiudere il cerchio delle alleanze attorno al candidato unico Fabrizio Micari.

Dalla Sicilia alla Capitale

Se il Centrosinistra è in affanno, il Movimento5Stelle certamente non ride nonostante i favori del pronostico. Le problematiche in essere qui esulano dalle regionali siciliane e si affacciano su un orizzonte del tutto nazionale.

I grillini tra poche settimane dovranno incoronare il loro candidato a Palazzo Chigi o meglio, rendere ufficiale ciò che da tempo è già stato deciso altrove. Sarà infatti Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, a tentare la grande e storica scalata. Beppe Grillo e Davide Casaleggio lo hanno scelto per diverse ragioni: in primis quella di aver mostrato un certo talento nell’adattarsi con i salotti buoni che per il M5S hanno sempre significato la casa del nemico.

Proprio questa confidenza con i Palazzi del potere ha creato frizioni interne. Pubblicamente si predica unità ma, dietro le quinte, non sono mancati i tentativi di riaprire i giochi. Magari spronando Alessandro Di Battista a mettersi in gioco, per restituire anche un senso di veridicità a un passaggio che rimarrà nella storia della Repubblica.

Nel frattempo la campagna di Sicilia prosegue con Giancarlo Cancelleri che deve difendersi dal ritorno prepotente di Nello Musumeci.

Il ritorno del Centrodestra

Dopo aver ritrovato una compattezza per certi versi sorprendente, il centrodestra ha iniziato a tessere le fila del suo consenso mai sopito sul territorio. L’elettorato siciliano ha dimostrato di apprezzare e non poco, strizzando l’occhio alla proposta unitaria di Berlusconi e Salvini. L’entusiasmo tra i diretti interessati è palpabile ed è incrementato dai sondaggi che prefigurano una gara a due con il M5S. Superato lo scoglio Sicilia, resta da capire se l’esperimento di coalizione potrà essere replicato su scala nazionale. Berlusconi è ottimista al riguardo, Salvini meno.

A indicare il candidato premier - ha annunciato il raggiante numero uno di Forza Italia - sarà il partito della coalizione che avrà ottenuto più voti dopo lo spoglio delle urne”. Resterà da capire se della famiglia farà parte il partito del tanto osteggiato Alfano. Salvini da tempo non sospetto ha lanciato la sua crociata contro l’attuale ministro degli Esteri, che però potrebbe ritornare da Berlusconi come un figliol prodigo. In tal senso va sottolineato il segnale lanciato da Maurizio Lupi, capogruppo di Alternativa Popolare, che non voterà la fiducia al governo sullo Ius Soli.