Scandali, governi che cadono, elezioni anticipate, ammucchiate politiche selvagge (o per dirlo alla tedesca Große Koalition) e una squadra di calcio qualificata ai prossimi mondiali. Sembra di sentir parlare dell’Italia e invece si parla dell’ isola d’islanda, meta turistica sempre più ambita, e più vicina di quanto sembri agli stati più continentali.

Dal Panama Papers allo scandalo del padre del Premier

La storia ormai è nota: nel 2016 il governo islandese venne investito dallo scandalo Panama Papers con conseguente dimissione del governo ed elezioni anticipate ad ottobre dello stesso anno.

Il risultato ha visto prevalere nettamente il partito dell’Indipendenza, ma non abbastanza. La neonata formazione Rinascita, nata proprio da una costola del PdI, ha fatto uno sgambetto non di poco conto al partito dell’ormai ex premier Bjarni Benediktsson, costringendolo a un governo di coalizione.

A settembre di quest anno, un nuovo scandalo. Benediktsson venne infatti investito da due tempeste. La prima riguardò la frettolosa vendita di quote di un istituto bancario che sarebbe fallito di li a poco, la seconda invece non lo colpì direttamente, ma coinvolse il famoso padre dell’ ex premier: Benedikt Sveinsson. Sveinsson avrebbe infatti tentato di far ripulire la fedina penale di un uomo condannato per pedofilia.

Una pratica, quella della riabilitazione della fedina penale, possibile in Islanda. Ma non per tutti i reati e non certo nelle modalità intentate da Sveinsson.

Elezioni anticipate

La caduta della labile maggioranza ha portato a nuove elezioni svoltesi a fine ottobre scorso. Il risultato ha visto il partito di Benediktsson mantenere la maggioranza relativa perdendo 5 deputati, la Sinistra Verde guadagnare 1 seggio, I Progressisti rimanere stabili con 8 seggi, mentre i Socialdemocratici guadagnare 3 scranni portandosi a 7.

Rinascita, il partito sorpresa della scorsa tornata elettorale, ha perso 3 deputati attestandosi a 4.

Anche il partito Pirata ha perso consensi fermandosi a 6 seggi contro i 10 precedenti. Esce di scena invece Futuro Luminoso. Entrano infine due nuovi partiti: il partito di Centro dell’ ex premier Gunnlaugsson e il Partito del popolo che guadagnano rispettivamente 7 e 4 seggi.

Impossibile un governo monocolore, ancora una volta si è reso necessario un governo di coalizione per guidare il paese.

Nuovo governo, nuova coalizione e nuova Premier

Ci son volute poche settimane prima che l’Islanda potesse avere un nuovo governo, dopo le elezioni dello scorso 28 ottobre, e finalmente questo si è potuto insediare nella giornata di giovedì, 30 novembre. Una coalizione che in Italia si potrebbe definire grande ammucchiata, composta dal Partito dell’ Indipendenza, il Partito Progressista e la Sinistra Verde. Per fare un largo paragone col bel paese, è come se si formasse un governo formato da Forza Italia, centristi di vario tipo e SEL.

A capo del governo sarà la leader della Sinistra Verde, la 41nne Katrín Jakobsdóttir, uno dei politici più popolari del paese.

La maggioranza è abbastanza stretta, 35 seggi su 63 e le idee, come ci si può immaginare, sono molto distanti. La nuova premier dovrà essere molto brava a conciliare le proprie posizioni con quelle degli alleati che sono in netta maggioranza nella coalizione.

Un accordo, al momento, sembra esserci solo sulle risorse da destinare al Welfare; ma mentre la premier vuole occuparsi di tassare di più i ricchi e la potente industria ittica; l’ex capo di governo ha più a cuore l’economia e gli istituti bancari. Sembra dunque ancora lontana quella svolta a sinistra che auspica un famoso quotidiano italiano.