La questione della eleggibilità alle Elezioni politiche dei sindaci dei Comuni al di sopra dei 20 mila abitanti è legata ad una legge elettorale che prevede le loro dimissioni 180 giorni prima dello scioglimento delle Camere, per cui di norma i primi cittadini che avrebbero voluto partecipare alla competizione del prossimo 4 marzo avrebbero dovuto lasciare il loro incarico dopo l'estate scorsa. Secondo i conti fatti dagli esperti, entro il 10 settembre 2017. Questo avrebbe determinato i commissariamenti dei Comuni i cui primi cittadini avrebbero assunto questa decisione.

Nel 2013, per evitare l'applicazione di questa normativa, fu fatto un decreto ad hoc nel 2012 poi convertito dalle Camere che prevedeva la deroga a questa normativa per i sindaci in carica qualora avessero voluto partecipare alle elezioni Politiche, ma in questa occasione il decreto non è arrivato. Si era parlato sia di un emendamento alla Legge di Stabilità da parte del governo Gentiloni, sia di una postilla al decreto del governo con cui si indiceva la data delle elezioni, ma entrambe le ipotesi sono sfumate per cui per alcuni sindaci della nostra provincia la strada dell'elezione alla Camera o al Senato diventa in salita.

Sindaci non eleggibili

Sarebbero, infatti, candidabili ma non eleggibili ovvero, nel caso in cui dovessero vincere le elezioni, la loro situazione sarebbe trattata dalla Giunta per le elezioni e subito dopo dall'Aula.

Un percorso rischioso al termine del quale, qualora l'ineleggibilità fosse confermata, nel collegio in questione bisognerebbe tornare a votare. Ad incorrere in queste ipotesi potrebbero essere i primi cittadini di Siracusa, Giancarlo Garozzo, Avola, Luca Cannata, e Noto, Corrado Bonfanti, per i quali è circolata insistentemente la voce di una loro possibile partecipazione alle elezioni politiche del prossimo 4 marzo.

Il precedente di Corsini

Esistono dei precedenti in favore della convalida dell'elezione di sindaci che non hanno rispettato le normative predette, come il caso del primo cittadino del Comune di Brescia nel 2008, Paolo Corsini, per il quale, dopo che la Giunta per le elezioni aveva inviato alla Camera la relazione sulla sua ineleggibilità, la Camera la respinse, lasciando che Corsini continuasse a svolgere la funzione di deputato al Parlamento Italiano. Ma, ripetiamo, si tratta di casi che non dovrebbero indurre i sindaci alla candidatura.