A due settimane esatte dall'apertura delle urne per le elezioni politiche 2018, Silvio berlusconi si sbilancia sugli scenari post-voto e apre a sorpresa le porte della futura maggioranza di governo ai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle. Il leader del centrodestra punta espressamente a portare tra le sue fila gli aspiranti parlamentari “pentastellati” in odore di espulsione, alcuni per la vicenda dei rimborsi trattenuti in violazione del codice etico del M5S e altri per l'appartenenza alla massoneria. “Si tratterebbe di responsabili” ha chiarito l'ex presidente del Consiglio, rispondendo alle domande dei giornalisti del Corriere.it sull'eventuale cooptazione degli ex “grillini” nei gruppi parlamentari legati alla coalizione Forza Italia-Lega-Fratelli d'Italia.

Berlusconi apre agli ex del Movimento 5 Stelle

Per il principale esponente dello schieramento “moderato” che fino a qualche giorno fa (prima del silenzio imposto dalla legge sulla “par condicio” ai sondaggisti) era attestato come favorito alle prossime elezioni per il rinnovo delle Camere, insomma, il cambio di casacca dei nuovi eletti non rappresenterebbe un problema ma un'opportunità. Tra gli argomenti forti a disposizione del capo carismatico del centrodestra italiano, spunta fuori la possibilità per le “new entry” provenienti dal M5S di percepire, al contrario dei colleghi rispettosi delle regole interne del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, l'indennità parlamentare per intero.

A tale proposito, l'offerta di Berlusconi è apparsa chiara e (a modo suo) trasparente: “Noi saremmo molto convenienti per loro”, che tra l'altro, ad avviso del Cavaliere di Arcore, “erano stati presi tutti a casaccio” dallo staff di Luigi Di Maio in vista della composizione delle liste pentastellate per le elezioni politiche.

Silvio Berlusconi fa infuriare il candidato premier del M5S

Se al momento i diretti interessati preferiscono tacere per ovvi motivi, chi non ha atteso più di qualche minuto per informare le agenzie stampa della propria reazione è stato il candidato premier del Movimento 5 Stelle, indignato al punto di parlare senza mezzi termini di “tradimento del mandato elettorale” per commentare le proposte avanzate dal numero uno di Forza Italia ai futuri deputati e senatori colpiti dai provvedimenti disciplinari annunciati da Luigi Di Maio alla vigilia del voto.