Mancano soltanto dieci giorni alle elezioni politiche, ma di prospettive future neanche a parlarne. La quota del quaranta per cento fissata dal Rosatellum è un miraggio e le larghe intese, additate da tutti come un pericolo da scongiurare, restano un’ipotesi concreta. Basta guardare in casa del Centrodestra, ad esempio, per capire che la vera partita per il governo si giocherà il 5 marzo. berlusconi e Salvini sono impegnati a disfare di notte la tela che costruiscono alla luce del sole. Per entrambi le urne saranno un passaggio sì fondamentale ma non cruciale, rispetto alle trattative che potrebbero tramutarsi in convergenze impensabili con le altre forze nemiche.

L’ultima rimasta a credere alla favola dell’alleanza d’acciaio è la Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, dopo essere stata abbandonata dai suoi compagni di viaggio nell’evento organizzato per dire no agli inciuci post elettorali, ha annusato puzza di bluff. Le due poltrone rosse rimaste vuote all’Adriano di Roma sono esattamente la fotografia del momento. Berlusconi e Salvini hanno rassicurato l’elettorato sulle loro intenzioni ma, nel concreto, giorno dopo giorno stanno scientificamente aggiungendo nuovi tasselli che confermano la loro palese distanza Politica. L’ex Cavaliere ha intanto già aperto la stagione della campagna acquisti invitando gli epurati del M5S a seguirlo.

L’idea del Colle

Dopo il caos generato da rimborsopoli, Di Maio è alle prese con la grana degli epurati. I candidati cacciati dal M5S che saranno eletti, pur volendo, non lasceranno il loro scranno in Parlamento. Come già avvenuto in passato per loro potrebbero schiudersi le porte di altre forze politiche: Berlusconi non ha nascosto di essere ben disposto ad abbracciarli con la prospettiva allettante di assicurar loro l’indennità di mandato.

Un’ipotesi che ha fatto scattare su tutte le furie Salvini che, paradossalmente, potrebbe ritrovarsi a dialogare con Di Maio per un governo a indirizzo M5S-Lega. Il giovane candidato premier campano, intanto, è stato informato dal Colle su quello che sarà il modus operandi post scrutini: Mattarella non darà l’incarico di governo al primo partito ma piuttosto alla coalizione che avrà i numeri per formare una maggioranza.

Una strategia che (almeno sulla carta) taglierebbe inizialmente fuori Di Maio, che però potrebbe rifarsi nel caso in cui il Centrodestra si sciolga come neve al sole alla prova dei fatti. Il capo politico del M5S, in tal senso, non vuol perdere tempo prezioso e già la settimana prossima ha annunciato la presentazione della sua possibile squadra di governo. Un esecutivo che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere composto da personaggi illustri della società civile che hanno già dato la loro disponibilità.

Gentiloni blindato

Uno dei paradossi di queste elezioni riguarda il PD: lontano dal solo pensare di vincere ma il più vicino a rientrare a Palazzo Chigi. Già, dopo la ritirata forzata di Renzi, prende quota la riconferma del premier uscente Paolo Gentiloni.

In una condizione di incertezza parlamentare non ci sarebbe una figura migliore secondo il Colle. Non solo, negli ultimi giorni sono arrivati due endorsement di personaggi storici del Centrosinistra: l’ex capo dello Stato, Napolitano e uno dei padri fondatori del PD, Prodi. Gentiloni, naturalmente, ha dato la sua disponibilità evitando però di rubare spazio a Renzi in campagna elettorale. Il segretario dei democratici ha capito seppur a malincuore di dover lasciare campo libero all’ex ministro degli Esteri, ma ha conservato il potere d’indirizzo politico della coalizione per la quale doveva fungere da candidato premier. Il problema è che negli ultimi giorni l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si è inevitabilmente spostata in Campania dove è in atto un vero e proprio terremoto politico.

L’inchiesta a puntate condotta dal sito Fanpage ha portato alla luce il malaffare imperante nella gestione rifiuti, che ha finito col travolgere la famiglia del governatore De Luca. Una batosta di non poco conto che ha confermato un dato incontrovertibile: è dal Sud che è cominciata la disfatta di Renzi e del suo PD.