Il 4 marzo è passato, ma gli strascichi ci sono ancora e chissà quando passeranno. Dalle segrete stanze del Quirinale, nulla filtra sulle intenzioni e sugli umori del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma c'è da scommettere che non sia il ritratto della felicità dopo i risultati venuti fuori dalle urne, che vede un Nord completamente nelle mani del centro-destra ed un Sud invece dominato dal Movimento Cinque Stelle. Dopo questi risultati sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio, legittimamente affermano di volere sedere sulla poltrona di Palazzo Chigi.

Ma il Parlamento cosa deciderà? Chi potrebbe avere una maggioranza che consenta i due numeri magici, 316 e 158 per poter sperare di governare seppur con affanno il Paese?

Quali le strade che potrebbe intraprendere Mattarella?

Il Presidente della Repubblica aspetterà l'insediamento delle Camere, e quindi le elezioni dei due Presidenti, prima di cominciare il giro di consultazioni, presumibilmente, subito dopo Pasqua. Un compito davvero arduo, in quanto le uniche maggioranze possibili sono quelle che vedrebbero uniti Lega e Movimento Cinque Stelle, con tutte le discriminanti del caso, oppure un'alleanza tra il Movimento di Luigi Di Maio e il Partito Democratico senza Matteo Renzi al comando.

In ogni caso, una convivenza difficile anche se la minoranza democratica, guidata dal Governatore pugliese (dove il Movimento ha fatto cappotto nei collegi) Michele Emiliano ha aperto ad una possibile alleanza con i grillini.

Un'alleanza che in fondo i due pretendenti a Palazzo Chigi cercano anche se con nomi diversi, da accordo di programma a punti programmatici su cui lavorare. Quindi le elezioni dei Presidenti delle Camere potranno dare una mano al Capo dello Stato per capire come operare durante le consultazioni, che si annunciano in ogni caso molto complicate.

La complicazione è data dal fatto che i due partiti che hanno fatto da macina-voti durante la Seconda Repubblica (Forza Italia e Partito Democratico) sono abbastanza ininfluenti avendo raccolto molto meno di quanto ci si aspettasse, con il declino del Partito Democratico cominciato il 4 dicembre del 2016 con la sconfitta del referendum, e la non candidabilità di Berlusconi per il centro-destra che ha fatto perdere molti voti al partito che lui stesso ha fondato nell'ormai lontano 1994.

Una soluzione complicata, ma che occorre trovare con velocità e responsabilità, in quanto i mercati finanziari prima o poi faranno sentire le loro sensazioni sui nostri conti.