Mentre in America Trump minaccia una nuova guerra commerciale per difendere l'acciaio e l'alluminio made in Usa, in Italia il più grosso stabilimento siderurgico è oggetto di scontro nelle aule di tribunale. All'indomani dell'approvazione del nuovo piano ambientale per l'Ilva, approvato il 29 settembre 2017) due ricorsi sono stati depositati al Tar di Lecce, rispettivamente dal governatore della Puglia Michele Emiliano e dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci. Ebbene, il 7 marzo, tre giorni dopo le elezioni italiane, il Tar di Lecce ha rimesso gli atti al Tar del Lazio.

In ciò accogliendo le richieste dei legali dell'Ilva e del governo.

La questione Ilva

Il problema legato all'impianto siderurgico di Taranto è una questione molto spinosa, iniziata in questi termini durante la precedente legislatura. Il punto cruciale è stato decidere se chiuderlo definitivamente (con la conseguente perdita di lavoro per 14mila dipendenti), o se mantenerlo in piedi, ma sotto rigidi controlli ambientali. Nel settembre 2017 il Presidente del Consiglio ha approvato un nuovo piano ambientale per consentire la sopravvivenza del complesso siderurgico pugliese. Un piano che lo vincolava a precise norme, in concomitanza con la sua cessione alla cordata Am Investco, comprendente Arcelor Mittal, Gruppo Marcegaglia e Banca Intesa.

Contro questo piano si sono mossi il governatore della Puglia Emiliano e il sindaco di Taranto, che hanno presentato ricorso al Tar di Lecce.

Mediazione dei Ministri Calenda e De Vincenti

La tematica intorno all'impianto siderurgico di Taranto si è concentrata su due fronti: quello della sicurezza ambientale e sanitaria e quello del rischio occupazione.

In particolare, tra il 17 e il 18 gennaio scorso, quando venti da nord-ovest hanno accentuato la concentrazione di polveri sottili provenienti dall'Ilva su Taranto, il sindaco Melucci ha impugnato il decreto del 29 settembre, facendo chiudere le scuole. A mediare sono intervenuti il ministro allo Sviluppo economico, Calenda e quello alla Coesione territoriale, De Vincenti, proponendo alla Regione Puglia, al sindaco di Taranto e ai membri della società che aveva appena acquisito l'Ilva alcuni punti su cui convergere.

Ossia: decarbonizzazione dell'impianto siderurgico, valutazione dei danni sanitari, calcolo della capacità dei nuovi investimenti di abbattere inquinamento e ridurre malattie, copertura dei parchi primari in 24 mesi.

L'Osservatorio per il monitoraggio del piano ambientale

Il dilemma tra occupazione e sicurezza ambientale è cruciale. Realizzare i punti proposti da Calenda e De Vincenti è molto arduo, ma chiudere l'acciaieria non è meno problematico. Intanto da ieri, 11 marzo, si è insediato al Ministero dell'Ambiente l'Osservatorio per monitorare l'attuazione del piano ambientale dell'Ilva. Un'istituzione prevista nel Decreto del 29 settembre scorso proprio per monitorare i progressi ambientali del siderurgico di Taranto.