Al netto del paracadute assicurato ad alcuni di loro nella quota proporzionale, i risultati dell’uninominale riservano molte sorprese sui candidati vip messi in campo dalle varie forze politiche. Il terremoto provocato dai risultati delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 riserva un brutto risveglio per alcuni pezzi da 90, soprattutto schierati con il centrosinistra, che ora rischiano di ritrovarsi senza una poltrona in parlamento. Tra i flop in un certo senso annunciati si annoverano quelli della seconda e terza carica dello Stato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, entrambi candidati nelle file di LeU, e quello di Vittorio Sgarbi che in Campania è stato affondato dalla corazzata Di Maio.
Bene, invece, come da pronostico, il premier Paolo Gentiloni e Maria Elena Boschi nel collegio blindato di Bolzano. Ma vediamo chi ce l’ha fatta e chi no tra i candidati ‘famosi’.
I grandi sconfitti: la sorpresa Minniti
Forse la sorpresa più grande proveniente dai collegi uninominali è quella rappresentata dalla sconfitta di Marco Minniti a Pesaro. Il ministro dell’Interno, partito con il vento in poppa per la gestione, ritenuta positiva da molti, dell’emergenza migranti, ha pagato evidentemente lo scotto del crollo dell’apparato Pd guidato da Matteo Renzi. Nel collegio di Pesaro il politico calabrese titolare del Viminale, non solo è arrivato dietro ad Andrea Cecconi del M5S (uno dei candidati pentastellati espulsi dopo il caso dei mancati rimborsi), ma è riuscito a farsi superare anche dalla candidata del centrodestra Anna Maria Renzoni.
Da Boldrini a Sgarbi, gli altri delusi
Partiti di centrosinistra che, soprattutto nelle loro figure di riferimento, si ritrovano a fronteggiare una vera e propria Caporetto. Il Pd di certo non ride, visto che, tra le altre sventurate notizie, anche un ‘simbolo’ come Piero De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo, si piazza solo terzo nel ‘suo’ collegio di Salerno.
Bocciata anche Francesca Barra a Matera, non solo per colpa degli errori di grammatica sui suoi manifesti elettorali. Ma peggio dei renziani riescono a fare gli scissionisti di LeU, arrivati di un soffio sopra l’asticella del 3%. Il leader Pietro Grasso viene asfaltato a Palermo, piazzandosi solo quarto e riuscendo a raggranellare la miseria del 6% delle preferenze.
Stesso sconfortante risultato lo porta a casa Laura Boldrini nella parte opposta d’Italia, a Milano: anche lei arriva quarta. Disfatta totale anche per il padre politico di LeU, Massimo D’Alema, anche lui al quarto posto nel collegio pugliese di Nardò. Spostandoci verso il centrodestra, il Vip ‘trombato’ che sicuramente l’ha presa peggio è Vittorio Sgarbi che nel collegio di Acerra prende un terzo dei voti di Luigi Di Maio (20% contro 60).
I promossi: Gentiloni, Padoan e Boschi
Tra i pochi personaggi famosi che sono riusciti a superare le forche caudine del voto nel collegio uninominale c’è da registrare il nome di Paolo Gentiloni. Il premier uscente, candidato nel collegio di Roma Trionfale, rappresenta un po’ la sorpresa al contrario per il Pd.
Lui almeno, con oltre il 40% delle preferenze, conferma il suo ascendente personale sull’elettorato. Bene anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nel collegio bollente di Siena, teatro dello scandalo Mps. Sull’affermazione di Maria Elena Boschi a Bolzano non c’erano dubbi, anche se l’Alto Adige resta l’unica enclave del nord appannaggio del Pd. Grande sorpresa anche dalle parti di Bologna dove l’ex Dc Pierferinando Casini riesce a battere il ‘rosso’ Vasco Errani. Citazione finale per il vulcanico presidente del Potenza Calcio, Salvatore Caiata che, nonostante i guai giudiziari che gli sono valsi l’espulsione dal M5S, trionfa nella sua città.