Alla fine del vertice di Arcore tenutosi oggi e che ha visto coinvolti i tre leader della coalizione di Centrodestra, Meloni, Berlusconi e Salvini, appare una nota stampa in cui si conferma la volontà di far partire il governo italiano da chi ha ottenuto il 37% dei voti e che deve pretendere di guidare palazzo Chigi.
In questo modo Berlusconi si mette in mezzo tra M5S e Lega e come la figura manzoniana di Don Abbondio fa sì che "questo matrimonio non s'ha da fare".
La risposta di Luigi Di Maio
Non tarda ad arrivare la risposta del leader pentastellato che riportiamo dal post Facebook che ha pubblicato oggi:
Alla luce di queste dichiarazioni, si raffreddano le posizioni di vicinanza che si erano prefigurate in questi giorni scorsi, anche dopo le consultazioni con il Presidente Mattarella.
Tra l'altro lo stesso Di Maio oggi presente ad un'iniziativa per la campagna elettorale delle prossime elezioni regionali in Valle d'Aosta, ha dichiarato che un governo dell'ammucchiata non verrà mai appoggiato dal Movimento 5 Stelle.
In questo scenario, si complicano i rapporti di dialogo tra Lega e M5S a causa dell'ingombrante presenza di B. che non ne ha mai fatto mistero, vorrebbe fare un governo con l'appoggio del PD anche in ricordo del Nazareno mai compiuto e riproporlo in "salsa riscaldata".
Salvini invece non vuole assolutamente lasciare la mano del Cavaliere, ma non vuole unirsi ai Dem, ai quali preferisce di gran lunga la compagnia dei pentastellati.
In questo quadro amoroso, si presenta il PD che sta ancora leccandosi le ferite della sconfitta elettorale, man che si vede tirare un po' a destra e un po' dal Movimento 5 Stelle, forse più per una questione di convenienza, quasi come un amante che serve a far ingelosire due innamorati.
Domani è lunedì e riprende la settimana lavorativa, che vedrà sicuramente riprendere in modo intensivo i colloqui tra leader, in una fitta due giorni di impegni prima che il Presidente Mattarella riprenda il secondo giro di consultazioni. Presidente della repubblica che non potrà continuare a sentire ancora a lungo le dichiarazioni di chiusura da entrambe le parti, e che prima o poi dovrà porre fine a questi screzi, anche perché urge dare una guida certa al Paese.
Incombe come un'ombra l'idea di un premier terzo, tra Di Maio e Salvini, cosa che difficilmente, stante alle attuali posizioni, il capo politico del M5S potrà condividere.
Infine rimane seppur lontana l'ipotesi del ritorno alle urne che non preoccupa 5 Stelle e Lega, che al momento sono convinti di avere un forte consenso popolare, ma ipotesi questa che preoccupa Forza Italia che rischia di perdere completamente il consenso a stento trattenuto che gli permette ancora di avere una voce nel gioco politico; e ipotesi che preoccupa anche parte del PD che si ostina a fare un'opposizione ad un governo che ancora non c'è ma che magari se avessero preso una posizione, si sarebbe già avviato alla formazione.