Inizieranno nella giornata di domani, 4 aprile, le consultazioni al Quirinale. Si dovrebbe partire dai gruppi parlamentari più piccoli, per poi proseguire, nella giornata di giovedì, con le forze politiche maggiori. "Blocco" e "veti" sono le parole d'ordine alla vigilia di quest'importante appuntamento, poiché tra i vari partiti al momento non è stata ancora trovata l'intesa definitiva per portare il paese fuori dalla situazione di stallo in cui attualmente versa. In generale, si ritiene che il primo giro di consultazioni sia una sorta di prova generale per tastare il terreno, con il Capo dello Stato che non dovrebbe forzare la mano per arrivare ad una soluzione immediata.
Terminata la prima fase di consultazioni, la seconda è quasi certa, e molto probabilmente ce ne sarà anche una terza. Dunque si rischia di procrastinare l'attuale situazione d'incertezza ancora per diversi mesi. L'ipotesi relativa ad un ritorno alle urne resta sempre aperta, soprattutto per quanto riguarda Lega e Movimento 5 Stelle. Difatti le dichiarazioni dei maggiori esponenti di entrambe le forze politiche hanno fatto ben comprendere come i vincitori dell'ultima tornata elettorale non abbiano alcun timore di indire nuove elezioni politiche a stretto giro.
Il leader grillino Di Maio, ad esempio, in più occasioni ha affermato: "tornare al voto non ci spaventa". Dal canto suo, il segretario del "carroccio", salvini, si è spinto ancora oltre, parlando di buone probabilità di un nuovo voto: "Ad oggi c'è il 50% di possibilità di ritorno alle urne".
Questa prospettiva, invece, risulta alquanto indigesta a Forza Italia e PD, ma anche per il Quirinale sarebbe una strada da non percorrere, puntando invece a dare un governo al paese, anche se si dovesse ricorrere a formule diverse e, in un certo senso, "innaturali".
I protagonisti del primo giro di consultazioni saranno Lega e M5S
I vincitori delle elezioni del 4 marzo saranno chiamati ad assumersi la responsabilità di offrire una buona e praticabile soluzione al presidente Mattarella. Il leader pentastellato Di Maio non molla la presa e punta a Palazzo Chigi per non deludere il suo elettorato. Salvini, però, ne frena le ambizioni, ricordando il suo passo indietro e chiedendo al grillino di fare la stessa cosa.
La lista dei veti firmata cinquestelle non è finita: il divieto maggiore rimane quello relativo a Silvio Berlusconi, poiché un suo eventuale inserimento in un accordo di governo potrebbe rappresentare un duro colpo per la reputazione di M5S. Si tratterebbe, infatti, di un accordo con uno degli esponenti politici più indagati degli ultimi anni, una sorta di "impresentabile degli impresentabili", dunque completamente contrario alla politica dei grillini.
Il PD, dal canto suo, resta fermo sulla volontà di fare opposizione, tirandosi fuori da qualsiasi maggioranza di tipo "politico". Diversa, invece, potrebbe essere la situazione, qualora dovesse verificarsi una fase prolungata di stallo: in questo caso i dem potrebbero tornare in gioco e valutare un sostegno diretto ad una soluzione "istituzionale".
Quest'ipotesi, però, risulterebbe comunque indigesta a Renzi, secondo quanto riportato dal "Corriere della Sera".
Forza Italia continuerà ad esercitare pressioni per non vedersi tagliata fuori. In questo quadro generale, le probabilità di un imminente ritorno al voto rimangono alte, e ciò rappresenterebbe un grosso rischio per Berlusconi che potrebbe veder aumentare lo spostamento dell'asse del centrodestra verso la Lega. Salvini ha più volte ribadito di non voler rompere la coalizione, dunque potrebbe provare ad insistere con Di Maio, nel tentativo di convincerlo a non escludere a priori il leader forzista da un eventuale accordo di governo.