"Non sono d'accordo a dare lezioni a Roma": ad affermarlo è Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione Europea. In un intervista a Rdn, agenzia di stampa tedesca, il potente burocrate europeo si è schierato apertamente contro le posizioni assunte dai giornali e dall'opinione pubblica tedeschi in seguito alla formazione del governo Lega-M5S che, di fatto, porta per la prima volta i "populisti" al potere. Parla fondamentalmente di dignità dell'Italia, Juncker, ricordando come la Germania abbia deriso il popolo greco durante il periodo nero della crisi finanziaria.
"Questo non deve ripetersi nuovamente con l'Italia" conclude il Presidente. Le sue dichiarazioni arrivano al termine di una settimana rovente per i rapporti tra Italia e Unione Europea. Esse rappresentano il tentativo di calmare gli animi degli italiani che hanno lamentato forti ingerenze estere nel processo di formazione del nuovo governo.
Uno scontro inevitabile tra partiti e istituzioni
Il MoVimento 5 Stelle e la Lega sono sempre stati estremamente critici nei confronti dell'establishment italiano ed europeo. Le polemiche hanno però raggiunto il livello dello scontro istituzionale lo scorso 27 maggio quando, in serata, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella annuncia che il professor Giuseppe Conte ha sciolto negativamente la riserva sulla formazione del nuovo governo.
In un discorso destinato a restare negli annali dell'oratoria Politica, il Presidente esprime il suo "no" assoluto a nominare il professor Paolo Savona, economista radicalmente euro-scettico, al dicastero dell'Economia. Le ragioni di tale diniego, che assumono le dimensioni di un vero e proprio veto, sono da ricercare nel timore dei mercati europei nei confronti del "Governo del Cambiamento".
"Non posso dare l'incarico a chi potrebbe causare l'uscita dell'Italia dall'Euro" dichiara pacatamente Mattarella. "Colpo di Stato!" tuonano i vertici di Lega e 5 Stelle. Le parole del Presidente della Repubblica suonano alle loro orecchie come l'attestazione dell'ingerenza di un'Europa sempre più tecnocratica negli affari interni di un importante Stato membro come l'Italia.
E l'on. Luigi Di Maio, ora Ministro del Lavoro, chiama alla mobilitazione generale "in difesa della democrazia". Successivamente, contrari alla possibilità di un ennesimo governo tecnico, gli aspri malumori sono rientrati. Assecondando il volere di Mattarella, ovvero spostando Savona ad un altro Ministero, il governo ha visto la luce.
Alle radici della crisi politica italiana
La crisi politica italiana ha radici antiche. È opinione largamente diffusa che l'Italia sia in questa situazione a causa della mancanza di quelle riforme che si sarebbe dovute realizzare durante gli anni 90 e i primi anni del 2000. Se nel Novecento l'Italia garantiva la solvibilità del suo sistema attraverso il ricorso alla svalutazione della Lira, in seguito all'entrata nella moneta unica non è stato più possibile sfruttare questo meccanismo, portando a galla problematiche mai risolte.
Il fatto però che molti attori politici puntino il dito contro l'Europa denuncia anche come l'Unione sia ancora percepita come una fredda conferenza di tecnici, interessata più ai parametri finanziari che alle persone.L'Italia negli anni a seguire dovrà sicuramente assecondare la necessità cogente di provvedere alle riforme strutturali. Anche l'Europa, però, dovrà molto riflettere su come riformare la sua governance, dando un maggior peso politico alle istituzioni dell'Europa Unita.