Negli ultimi giorni, il fenomeno dell’immigrazione è passato di essere un fenomeno sociale e umanitario (di scala globale) ad essere un tema di dibattito politico. Leader e partiti politici si confrontano con le loro posizioni, scatenando persino una mezza crisi diplomatica, com’è successo con la Francia dopo le dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron. La questione è rientrata a seguito dell’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ma l’emergenza resta. Aumentano le probabilità che si ripeta un incidente in mare come quello della nave Aquarius, alla deriva con 600 persone (tra cui 123 bambini) finché la Spagna non si è offerta di accoglierla.
La fine della pacchia
Eppure, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non molla. Resta inchiodato nella sua posizione. “La pacchia è finita davvero”, ha dichiarato ancora in un’intervista concessa al quotidiano Il Giornale. Secondo lui, la Marina militare e la Guardia costiera dell’Italia non smetteranno di salvare vite umane in mare, come hanno fatto fino ad oggi, ma poi ci saranno alcuni cambiamenti nei meccanismi messi in atto. Salvini ha detto che discuterà con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, e con il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, per provvedere un nuovo piano di lavoro. Il leader della Lega ha confermato che “è giusto salvare vite, però non sta scritto sulla Bibbia che dobbiamo essere gli unici a girare per tutto il Mediterraneo”.
Più supporto dell’Europa Ed è che geograficamente ci sono anche altri Paesi che potrebbero dare una mano, in maniera congiunta, per gestire il fenomeno della migrazione in Europa. Salvini ha ricordato che ci sono Libia, Tunisia, Malta, Francia, Spagna e Grecia. Inoltre, si può contare anche con il supporto delle navi della forza europea Themis, e si spera anche quelle della Nato: “Mi sento orgoglioso di quello che hanno fatto i nostri uomini della Marina e della Guardia costiera, Ma spero anche che si possa fare chiarezza sul ruolo delle ong.
Penso che bisognerebbe essere più attenti e per questo credo che chiederò ai colleghi di mantenere il nostro personale e le nostre navi il più vicino possibile alle coste dell’Italia”.
Il viaggio di Salvini in Libia
Sempre per discutere sul tema dell’immigrazione, il ministro Salvini ha confermato che visiterà a breve la Libia: “Andrò in Libia per confermare il legame tra i due Paesi e la collaborazione economica che abbiamo previsto per investire in strade, infrastrutture e ospedali.
Voglio però sfruttare l’opportunità per insistere sul ruolo della Marina e Guardia costiera libiche. Noi non andiamo come la Francia a dare lezioni o a colonizzare, ma per offrire il nostro supporto”.
L’attacco alla Francia
Salvini ha insistito anche con l’attacco al presidente francese. “Sono certo che è necessario collaborare – ha detto -, ma secondo me i francesi e il presidente Macron sbagliano bisogna dare una mano, però secondo me Macron sbaglia andando a casa degli altri per decidere date di elezioni e creando situazioni complicate, invece che dare una mano. Noi non lo faremo. Penso di andare in Libia con rispetto per lavorare con i colleghi della Tunisia e l’Egitto”.
Il leader della Lega è convinto che sarà un percorso lungo e complesso, ma è soddisfatto del segnale di orgoglio che ha inviato al mondo in nome dell’Italia.
È convinto che non sia stato fatto prima perché “resta una parte della sinistra radical chic che insiste in fare diventare il Paese un grande campo profughi”. “Noi puntiamo a migliorare – ha aggiunto –. Con il no all’ong stiamo gettando le maschere. C’è gente che dice di essere generosa e cristiana, ma in realtà agisce per interessi economici”.