Sono bastate poco settimane a Matteo Salvini per cancellare dubbi e perplessità sugli equilibri del nuovo governo. Il leader del Carroccio ha risposto con i fatti ai molti che prevedevano una sua normalizzazione. Anzi, Salvini ha accelerato proprio sui suoi cavalli di battaglia da campagna elettorale dimostrando una fermezza coerente e sorprendente. Sul tema dell’immigrazione il neo vicepremier era stato chiaro fin dall’inizio: via i clandestini, protezione delle frontiere, contrasto alle importazioni concorrenti del made in Italy. Non appena insediato e legittimato dai suoi poteri, Salvini non ha fatto altro che dar seguito alle promesse.
Un modus operandi che ha incassato non solo il pieno apprezzamento dello storico elettorato della Lega, ma che ha finito col calamitare anche quello dei suoi diretti concorrenti. Paradossalmente a pagare più di tutti il monopolio inferto dal titolare all’Interno è stato il suo socio di governo: Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento5Stelle è finito progressivamente nell’ombra, pur impegnandosi come un forsennato a inseguire l’alleato con i primi provvedimenti annunciati da ministro del Lavoro. Salvini ha giocato da vero pokerista - soprattutto con l’Europa - rilanciando e bleffando, rischiando e vincendo. Ora gode di una netta posizione di vantaggio che sarà difficile, molto difficile, ridimensionare.
Il segreto di Salvini? L’essere accerchiato
Salvini è in un momento d’oro, di quelli in cui qualsiasi cosa fai ti riesce bene. Come un calciatore in fiducia che non ha il timore di rischiare la giocata, così il leader milanese sta lavorando sempre all’attacco sui fronti a lui più congeniali. Ospite della trasmissione Agorà su Rai3, Salvini ha parlato a ruota libera da premier in pectore non perdendo l’occasione di lanciare veri e propri avvertimenti ai suoi storici detrattori.
In primis Roberto Saviano per il quale ha preannunciato la valutazione sull’effettiva necessità di dotarlo di scorta. Un’uscita che ha sollevato in tempo reale un vespaio di polemiche incredibili, con il suo predecessore Marco Minniti pronto a rimproverarlo: “Questi dispositivi non dipendono da simpatie o antipatie politiche e non si gestiscono in TV”.
Al di là della proposta più o meno percorribile, la realtà è che proprio dalle reazioni ficcate dei suoi avversari che Salvini sta traendo maggiori benefici. La gran parte dell’opinione pubblica ha dimostrato di sostenerlo, proteggendolo (specialmente sui Social Network dove Salvini può vantare numeri da Top Influencer) nel momento stesso in cui è accerchiato dalle critiche. Una luna di miele che non si sa quanto durerà, ma che oggi lo consacrano a capo di un popolo che vuole solo essere rassicurato.
Per il M5S è vera crisi: Di Maio sotto accusa
Se la Lega e Salvini crescono nei sondaggi, il M5S e Di Maio vivono il momento più critico. Due le ragioni principali: una subalternità palese alle politiche dell’alleato (sulla carta) più debole, l’eterogeneità di un elettorato che nella sua fetta più progressista è contrario al pugno duro sull’immigrazione.
La stessa ala ortodossa in Parlamento (che vede nel presidente della Camera, Roberto Fico, il suo rappresentante più importante ndr) ha preteso negli ultimi giorni una presa di posizione dal loro capo politico. Di Maio ha risposto presente replicando a Salvini sul tema del possibile censimento dei Rom in Italia: “Ipotesi incostituzionale e non percorribile, piuttosto vediamo di farlo per scoprire tutti i raccomandati nella Pubblica Amministrazione e nella Rai”. Troppo poco secondo gran parte della base grillina che, nelle ultime settimane, si è catapultata sui canali Social vicini al Movimento per manifestare il più totale dissenso per l’orientamento a trazione leghista assunto del governo gialloverde.
Un malcontento che riflette in toto il verdetto degli ultimi sondaggi che non lasciano spazio a dubbi: secondo Euromedia la Lega oggi incasserebbe il 28,3 per cento dei consensi contro il 28 del M5S. Un sorpasso a dir poco clamoroso.