Confindustria e Partito Democratico ai ferri corti dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’associazione degli industriali, Francesco Boccia, a Breganze, provincia di Vicenza, dove si è tenuta la consueta assemblea degli imprenditori locali. Con una virata improvvisa a 180 gradi, infatti, il numero uno di via dell’Astronomia ha ufficialmente teso la mano alla Lega di Matteo Salvini, alla quale ha detto di credere fortemente. Peccato che Boccia sia considerato una ‘creatura’ del Pd, voluto alla guida di Confindustria da Matteo Renzi nel 2016, quando il rottamatore di Rignano aveva raggiunto l’apice del potere.
Il tuffo carpiato dal capo degli industriali non è ovviamente andato giù ai vertici Dem, soprattutto a Carlo Calenda e Matteo Orfini. Il primo, in particolare, si è reso protagonista di un botta e risposta al curaro con Boccia.
Le dichiarazioni di Boccia in favore di Salvini
È in corso l’assemblea degli industriali vicentini quando sale sul palco di Breganze e prende la parola il loro massimo rappresentante: Vincenzo Boccia. Al termine del suo intervento i giornalisti lo assediano, ed è solo allora che il presidente di Confindustria si sbottona. “Di questo governo crediamo fortemente nella Lega”, se ne esce a sorpresa Boccia, aggiungendo di avere “grandi aspettative” per il partito guidato da Matteo Salvini.
Boccia parla di “rapporto storico” tra gli imprenditori del nord e il Carroccio che, da anni, governa regioni importanti come Veneto e Lombardia, a cui ultimamente si è aggiunto anche il Friuli Venezia Giulia. La speranza è che lo stesso rapporto di cooperazione si sviluppi anche a “livello nazionale”.
Breve storia del numero 1 di Confindustria secondo Travaglio
Ma il Vincenzo Boccia divenuto improvvisamente leghista è lo stesso Vincenzo Boccia, definito un “oscuro tipografo salernitano” da Marco Travaglio, raccomandato nel 2016 per via dell’Astronomia da Matteo Renzi, convinto allora, come scrisse Il Foglio diretto da Claudio Cerasa, di dare vita alla “Confindustria della Nazione”.
Secondo Travaglio, Boccia volle ripagare la fiducia riposta in lui dal rottamatore “spalmando la corporazione su di lui e facendo l’uomo-sandwich del Sì al referendum e delle altre ‘riforme’ renziane” che, tra l’altro, scrive nel suo editoriale il direttore del Fatto Quotidiano, erano quasi interamente copiate da quelle di Confindustria stessa. Come dimenticare, infatti, le previsioni nefaste e totalmente errate del Centro studi confindustriale sull’Italia in bancarotta in caso di vittoria del No al referendum costituzionale? Senza contare, poi, il giudizio sarcastico espresso su di lui proprio dal leghista Roberto Calderoli: “Nuovo portavoce del governo Renzi”. Oggi, invece, Boccia si è srivegliato con la Lega nel cuore.
La @Confindustria è ufficialmente leghista. Chissà se le imprese credono anche nel piano B, nel trasformare l’Italia in una democrazia illiberale, nello spread fuori controllo etc. Mai un Presidente aveva fatto un endorsement così a un partito politico. Vergognoso. pic.twitter.com/DjXGUD4zqL
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 29 settembre 2018
La reazione di Calenda e Orfini: 'Vergognoso'
Logico che, di fronte a questa imprevista presa di posizione, ai danti causa bocciani all’interno del Pd siano saltati i nervi. Il primo a perdere le staffe è stato Carlo Calenda. Il predecessore di Luigi Di Maio allo Sviluppo economico durante il governo Gentiloni ha accusato Confindustria di essere diventata “ufficialmente leghista”, definendo “vergognoso” l’endorsement pro Salvini.
Per tutta risposta, Boccia lo ha punto nell’orgoglio, facendo notare che Calenda non è stato nemmeno capace di organizzare una cena con i maggiorenti del suo partito. A chiudere il cerchio della polemica ci pensa l’ancora presidente del Pd, Matteo Orfini, il quale però si limita ad accusare gli imprenditori di “sudditanza psicologica” nei confronti dell’esecutivo gialloverde.