La nuova inchiesta de l’Espresso, pubblicata online oggi, 14 ottobre, e firmata dal giornalista Fabrizio Gatti, rischia di creare non pochi grattacapi a diversi alti papaveri di Stato, compresi i ministri delle Infrastrutture che si sono succeduti negli ultimi anni. Tra questi, Gatti punta il dito sia contro Graziano Delrio, al timone delle Infrastrutture durante il governo Gentiloni, sia contro l’attuale titolare del dicastero, il pentastellato Danilo Toninelli. Sarebbero anche loro, anche se in modalità e gravità diverse, le responsabilità per il crollo del ponte Morandi a Genova.

A dimostrare questa tesi ci sarebbero le immagini esclusive che lo stesso settimanale ha allegato all’inchiesta, consultabili liberamente da tutti sul web.

Immagini drammatiche: ‘L’anima del ponte Morandi era già da anni un ammasso di ruggine e corrosione’

Le foto che dimostrerebbero che la stabilità del ponte Morandi fosse già compromessa da anni, pubblicate oggi da l’Espresso, sono soprattutto tre, e sarebbero state scattate, scrive Fabrizio Gatti, in diverse ispezioni compiute dalla società Autostrade tra il 2011 e il 2016. Secondo la versione fornita dal settimanale, queste immagini sarebbero state messe a disposizione del ministero delle Infrastrutture già 10 mesi fa (chez Delrio), ma sarebbero state “ignorate”.

Immagini che, comunque, avrebbero rivelato senza ombra di dubbio un “rischio di cedimento della struttura”. Insomma, secondo l’Espresso, “l’anima del ponte” si sarebbe trasformata da tempo, ben prima di quel fatidico 14 agosto 2018, in un “ammasso di ruggine e corrosione”.

I particolari tecnici: situazione spaventosa

Gatti riferisce che, già nel corso dell’ispezione effettuata da Autostrade nel 2011, poi ripetuta con gli stessi risultati nel 2013, risultasse chiara la situazione di pericolo venutasi a creare tra la pila 9 (quella crollata) e la pila 10 (pericolante).

Molti “ferri in vista” che sono risultati “deformabili anche solo facendo leva con lo scalpello”. Questo potrebbe significare una perdita di capacità dei tiranti del ponte tra il 50 e il 75%. Sotto accusa gli ormai divenuti famigerati stralli in cemento armato progettati dall’architetto Morandi ma, sostiene l’Espresso, le “travi di sostegno del piano autostradale” si sarebbero presentate addirittura in condizioni peggiori.

L’attacco al ministero delle Infrastrutture

Perché allora, si chiede Gatti, se dal 2011 il ministero delle Infrastrutture e la società Autostrade erano informati della drammatica situazione, visti i rapporti tecnici compilati dalla società Spea, contenenti le immagini incriminate, nessuno ha mosso un dito? La risposta starebbe nella “totale mancanza di ispezione e controllo”, non imputabile solo a personaggi minori quali l’architetto Roberto Ferrazza (provveditore alle Opere Pubbliche) e l’ingegnere Antonio Brencich (suo consulente e professore universitario). L’incapacità dimostrata nella gestione delle infrastrutture italiane chiamerebbe in causa, invece, almeno quattro ministri, succedutisi al ministero dall’ano 2011 ad oggi: Corrado Passera, Maurizio Lupi, Graziano Delrio e anche il neo eletto Danilo Toninelli.

Quest’ultimo viene accusato di responsabilità oggettiva perché continua a difendere le sue direzioni generali in quanto all’oscuro di tutto. Ma la mancata vigilanza resta, secondo l’Espresso, una colpa altrettanto grave.