Il governo Lega-M5S ancora traballa, questa volta a causa il voto sulla legittima difesa, rinviato al 5 marzo. La motivazione ufficiale è una questione tecnica, ma la realtà secondo molti potrebbe essere un'altra: l'obiettivo del rinvio sembra quello di ricompattare i malumori interni tra i 5 Stelle, e il fatto ha ampliato le proteste dei parlamentari leghisti contro gli alleati di governo. Tanto che Salvini, per la prima volta, avrebbe minacciato Di Maio di tenere a bada i suoi pena la caduta del governo.

Legittima difesa, voto rinviato al 5 marzo

Nonostante le rassicurazioni del ministro Bonafede sulla compattezza della maggioranza, ciò che emerge tramite altre fonti è di segno opposto. Dopo il clamoroso tracollo di voti in Sardegna, dove i grillini hanno perso 3 voti su 4 dalle ultime elezioni di marzo 2018, diversi parlamentari si sono fatti coraggio e hanno avvisato il loro leader che la legge sulla legittima difesa non la vogliono votare. Di Maio ha voluto il rinvio, certo di riuscire a far ragionare i suoi, Salvini però gli avrebbe detto: "Tieni i tuoi o salta tutto".

La legge sulla legittima difesa è presente nel contratto di governo siglato lo scorso giougno tra Lega e 5 Stelle, dunque Di Maio ha assicurato che il Movimento rispetterà i patti.

Dietro l'apparente serenità del governo, però, la crisi è palpabile: in particolare i grillini accusano il leader di essere troppo schiacciato sulle posizioni leghiste. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sembrerebbe il recente voto parlamentare che ha definitavamente messo la parola fine sul Global Compact: l'ala grillina più orientata a seguire il presidente della Camera, Roberto Fico, è quella che sta creando i maggiori disguidi.

I pentastellati orientati sicuramente a votare no alla legittima difesa sono tre: Giuseppe Brescia, Doriana Sarli e Valentina Corneli.

Global Compact bloccato

Alla Camera è passata la mozione presentata da Fratelli d'Italia, votata dai parlamentari di FdI e di Forza Italia. La Lega e i pentastellati si sono astenuti, ma la decisione di non votare ha creato una spaccatura nel Movimento.

Il Parlamento, dunque, ha definitivamente bloccato il documento Onu che impegnava i Paesi dell'Occidente a farsi carico di tutti i migranti. La mozione è stata approvata con 112 voti a favore e 102 contrari, si sono astenuti 262 deputati (Lega e 5 Stelle). La circostanza ha sollevato diverse critiche nell'opposizione nei confronti del governo: "È grave che non sia la maggioranza a decidere su una questione così rilevante di Politica estera" ha dichiarato la sinistra.