La decisione del governo gialloverde di non rinnovare la convenzione con Radio Radicale, ovvero di tagliare tutti i finanziamenti pubblici a quello che, a tutti gli effetti, è un organo di partito e non di servizio pubblico, sta scatenando la reazione interessata dei seguaci di Emma Bonino e di tutta la stampa mainstream. È un grido di dolore contro un presunto attacco alla libertà di stampa quello che si alza dalle colonne dei maggiori organi di informazione. L’eccezione, come accade molto spesso, è rappresentata da Marco Travaglio, il direttore del Fatto Quotidiano che spiega in maniera molto convincente perché, a suo giudizio, i “liberisti” di Radio Radicale dovrebbero stare sul mercato, come fanno tutti i loro concorrenti, senza mettersi a inscenare il solito “chiagni e fotti” per spillare denaro allo Stato da loro stessi definito “illiberale e democratico”, ma alla cui mammella si attaccano da decenni.

Marco Travaglio contro il partito di Emma Bonino: ‘Hanno ricominciato a piangere’

L’editoriale pubblicato da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano il 24 aprile si apre con una aperta lamentela nei confronti dei Radicali di Emma Bonino che starebbero cercando di strumentalizzare anche la recente scomparsa del giornalista Massimo Bordin, voce storica di Radio Radicale, pur di ottenere la cancellazione, o almeno il rinvio, del taglio dei finanziamenti pubblici deciso dal governo nei confronti di tutti gli organi di informazione attualmente foraggiati con denaro dei cittadini. Travaglio individua il “chiagni e fotti” come lo “sport preferito” dai Radicali. Il loro continuo piagnisteo contro il presunto “Regime”, del quale però fanno parte integrante da decenni, non va proprio giù al noto giornalista.

Insomma, dei “liberisti e libertari” che “esigono” favori da uno Stato da loro stessi bollato a più riprese come “illiberale e partitocratico”.

‘I Radicali sono tornati a battere cassa sotto Palazzo Chigi’

Marco Travaglio contesta il fatto che Radio Radicale, foraggiata con circa 14 milioni di euro all’anno dallo Stato italiano, non svolga un servizio pubblico, come invece sostengono i Radicali.

Se così fosse, chiosa il direttore, anche emittenti come Sky o La7 dovrebbero ottenere lo stesso trattamento. Travaglio sfida la Bonino a fare come il suo giornale che, pur svolgendo una sorta di servizio pubblico, cioè “informare senza padroni”, non si sogna neanche lontanamente di “chiedere soldi allo Stato”. E, invece, i Radicali “son tornati a piagnucolare e battere cassa sotto Palazzo Chigi col cappello in mano”.

Insomma, è giunta l’ora che Radio Radicale si metta sul mercato come fanno tutti gli altri e sopravviva solo se riesce ad avere degli ascoltatori, altrimenti “chi non ne ha chiude”. Travaglio se la prende anche con i grandi gruppi editoriali come Repubblica-Espresso e Cairo-Corriere (che potrebbero comprarsela loro) e contro i loro appelli sfavorevoli alla “chiusura” della storica radio. Nessuno vuole chiudere Radio Radicale, ma solo obbligarla a finanziarsi da sola, come fanno le altre emittenti. Stilettata finale riservata ad Emma Bonino che la dovrebbe smetterla di strillare contro la presunta “insofferenza dei gialloverdi alla libertà di espressione”.