Autonomia differenziata, tav, flat tax. E poi il decreto sicurezza bis. Non sono poche le questioni di attrito tra Lega e M5S. E giorno per giorno le posizioni dei due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, si allontanano sempre più. I battibecchi, via stampa o via social sono all'ordine del giorno.
L'ultimo è di ieri. Luigi Di Maio, in un incontro con gli attivisti pentastellati calabresi ha mostrato la sua insofferenza per le dinamiche di maggioranza, sottolineando come per ogni problema bisogna che si incontrino lui, il premier Giuseppe Conte e "quello là".
Piccata e immediata la replica di "quello là". Salvini risponde: "Mi chiamo Matteo".
Sullo sfondo c'è la possibilità che il leader della Lega, anche per pressioni interne, decida di arrivare alla rottura: un divorzio prima della pausa estiva nei lavori parlamentari, consentirebbe, a conti fatti di andare alle elezioni ad ottobre. E gli spunti per arrivare al redde rationem non sono pochi e soprattutto sono immediati. E' vicinissimo il voto sulla mozione per la Tav.
Salvini - Di Maio, decisivo il dibattito al Senato sulla Tav
Il 7 agosto prossimo potrebbe essere la data utile per il dibattito in Senato. E' un tema identitario per il M5S, che nella manifestazione di Chiomonte, del 27 luglio, ha ricevuto dure contestazioni dagli attivisti No Tav per le parole del premier Conte.
Di Maio tenta la carta parlamentare per evitare che l'opera si faccia, o almeno che la responsabilità non ricada sul Movimento.
Alla Lega occorrono infatti i voti favorevoli di Forza Italia e Partito Democratico: i numeri in Senato possono disegnare maggioranze diverse. E un voto positivo, così raggiunto, consente ai 5 Stelle di assegnare il bollino di "vecchio partito" anche alla Lega, in caso di rottura e nuove elezioni.
Ci sono anche altre carte che Di Maio intende giocare in caso di rottura. Il taglio dei parlamentari può essere una buona ragione per motivare il divorzio. Del resto già da tempo in area pentastellata si mormora che "qualcuno" vuole impedire che questa riforma nasca. In casa Lega si risponde con la Flat Tax, altro argomento che divide la maggioranza.
Salvini - Di Maio, è scontro anche sui fondi ai partiti
Da qui al 7 agosto prossimo i motivi di frizione tra i due vicepremier potrebbero crescere ancora. C'è infatti un altro nodo cruciale, che si agita in commissione parlamentare d'inchiesta sui finanziamenti ai partiti. Il capogruppo pentastellato Francesco D'Uva ha rivelato che da parte della Lega è arrivata la richiesta di considerare solo le legislature successive al 2013.
Una richiesta non da poco: si esclude così la spinosa vicenda dei 49 milioni di euro che il partito di Salvini avrebbe ottenuto indebitamente. A questo punto le posizioni si chiariranno meglio nel corso della prossima settimana, quando si discuterà in Senato il decreto sicurezza bis. La maggioranza non è scontata. 5 voti grillini potrebbero venire meno, ma il fronte "anti leghista" tra i 5 Stelle cresce di giorno in giorno.