Giovedì 21 novembre è arrivato, netto e irrevocabile, il giudizio della piattaforma Rousseau: il M5S dovrà presentarsi alle prossime elezioni Regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Sconfessata dunque la linea suggerita dal capo politico Luigi Di Maio, che aveva proposto di ‘saltare un paio di giri’ elettorali, in attesa degli Stati Generali con cui nel marzo prossimo il Movimento dovrebbe darsi un nuovo assetto per cercare di invertire la tendenza negativa degli ultimi mesi. Sui quasi 30mila voti espressi sulla piattaforma web creata e gestita dalla Casaleggio associati, circa il 70% degli attivisti ha risposto ‘No’ alla pausa elettorale proposta da Di Maio.
Ora, dunque, il M5S, sarà ‘costretto’ a trovare dei candidati idonei, visto che correrà da solo, senza stringere alcuna alleanza con il Pd, attuale alleato nel governo Conte II. La Caporetto del Ministro degli Esteri è stata commentata con schiettezza da Marco Travaglio che lo critica apertamente per il fatto di aver delegato una decisione così importante alla rete. Dimostrazione della sua debolezza.
Marco Travaglio punge Luigi Di Maio: ‘Un caso di suicidio assistito’
Non le manda certo a dire Marco Travaglio a Luigi Di Maio nel suo consueto editoriale, pubblicato venerdì 22 novembre sul Fatto Quotidiano. “Suicidio assistito”. Si intitola proprio così, in modo tale da risultare inequivocabile, il suo corsivo.
Tanto per toccarla piano, il giornalista considera un “pietoso eufemismo” il fatto che il capo politico pentastellato abbia ammesso che il M5S sia in un “momento di difficoltà”. Poi, va dritto al cuore della questione, ritenendo un chiaro segno di crisi soltanto il fatto di aver deciso di interpellare gli iscritti su Rousseau.
Ai tempi di Casaleggio senior e di Grillo, riflette Travaglio, si sarebbero assunti loro la “responsabilità di concedere o negare il simbolo alle liste dei meetup nelle Regioni e nei Comuni al voto”. Al loro decisionismo si contrapporrebbe ora la figura di Di Maio, “talmente debole che affida la decisione agli iscritti”, anche se tutti i big del Movimento si erano dichiarati d’accordo con la scelta di non presentarsi in Emilia e Calabria.
Il direttore del Fatto: ‘Necessario un patto civico tra M5S e Pd’
Insomma, Travaglio considera sì una cosa positiva consultare la base, ma non in modo frettoloso e pasticciato come accaduto ieri. Secondo il giornalista, i militanti non sarebbero stati informati nel modo corretto sulle reali difficoltà del M5S che necessita di una riorganizzazione. Gli iscritti, per dirla tutta, “si sono ritrovati a votare al buio”, convinti che i vertici del Movimento volessero solo fuggire dall’ennesima sconfitta elettorale. Il risultato di questa condotta è stato che “i 5 Stelle si sono sparati un’altra volta sui piedi” e l’incauta dichiarazione di Di Maio è stata “platealmente sconfessata dalla base”. Per evitare il disastro, infine, Marco Travaglio insiste sulla necessità di stringere un patto civico con il Pd come accaduto in Umbria.