Nella serata di venerdì 24 gennaio al "DemFestival" di Empoli, si è svolto il dibattito dal titolo "Trent'anni dalla caduta del muro. Le promesse mancate della democrazia", con ospite principale Massimo D'Alema, ex presidente del Consiglio, il quale si è soffermato non solo sui temi "storici" legati alla fine del comunismo, ma anche sulla crisi della sinistra e su vari aspetti di attualità Politica.
Massimo D'Alema sulla fine del comunismo e le speranze della sinistra dell'epoca
Nella prima parte del dibattito empolese, D'Alema è stato stimolato a riflettere sulla caduta del Muro di Berlino nel 1989: "Quell'evento spiazzò prima di tutti gli americani, i quali avevano calcolato che l'URSS pur in crisi sarebbe durata ancora vent'anni.
L'accelerazione avvenuta fu legata molto alla figura di Gorbaciov, il quale era convinto della necessità di abbattere quel sistema. Io con lui ne ho parlato anni dopo, e mi disse che non c'erano alternative a cambiare".
Poi ha proseguito: "Il PCI era diverso dai sovietici, lo stesso Berlinguer da anni voleva un comunismo diverso e più democratico. Noi fummo però colpiti dalla fine del comunismo non tanto in quanto stalinisti o brezneviani - visto che non lo eravamo - ma in quanto anche l'idea di una riforma democratica del comunismo era stata spazzata via. In quel momento prevalse l'idea che la fine di quel mondo aprisse una grande fase di prospettiva positiva per l'umanità. Pensavamo che il modello democratico progressista avrebbe prevalso, e quasi che dalla caduta del comunismo avrebbe potuto trarne beneficio la sinistra democratica e non il capitalismo.
Questa idea negli anni Novanta ebbe un fondamento, se pensiamo che Clinton era alla Casa Bianca e la gran parte dei paesi europei era governata da partiti dell'Internazionale Socialista. Purtroppo a distanza di trenta anni quella si è rivelata un'illusione".
L'ex premier D'Alema sulla crisi della democrazia: 'Non ci si può basare su umore popolare temporaneo'
D'Alema ha spiegato che negli ultimi anni la diseguaglianza nel mondo è cresciuta dappertutto, aggiungendo però che: "In Cina 800 milioni di persone sono uscite dalla povertà e c'è un'aspettativa generale che i figli staranno meglio dei genitori, quindi la società resta coesa.
Da noi in Occidente invece le classi medie e quelli lavoratrici si sono impoverite, mentre in pochi hanno accumulato ricchezze incalcolabili".
Poi ha proseguito: "C'è un problema enorme di ripensamento della democrazia. La democrazia non è affidarsi al popolo. Questa idea della democrazia è distrutta alla radice da un testo fondamentale come il Vangelo. Quando ci si rivolse al popolo, vinse Barabba. La democrazia è invece un processo di costruzione del consenso, in cui l'opinione popolare si forma anche in base ai partiti, ai sindacati e dei gruppi intellettuali, mentre non ci si può fondare sull'umore temporaneo popolare. Il problema della sinistra è che ha seguito la moda. Spesso ha puntato solo sulla cultura delle opportunità, che però parla solo a una parte minoritaria della società, che vive nelle aree urbane e si concentra nella parte più colta della popolazione.
Questa parte vota per il centrosinistra. Poi c'è una parte della società che vive i cambiamenti come qualcosa che genera paura e che chiede protezione: questa parte di popolazione ha abbandonato la sinistra. C'è un mondo di sotto che noi non percepiamo neanche più e che scopriamo solo alle elezioni".
D'Alema: 'Salvini che citofona fa orrore ed evoca il fascismo, ma per parte degli italiani è messaggio di rassicurazione'
D'Alema ha poi aggiunto: "C'è una frattura. Solo un pezzo della società ci ha seguito, mentre una maggioranza ha visto il cambiamento come una perdita di sicurezza esistenziale. C'è una società che parla due lingue diverse. Salvini che citofona al tunisino per noi è orrore ed evoca il fascismo.
Ma per una parte degli italiani è un messaggio fortissimo di rassicurazione, lo vedono come l'uomo forte che li difende e offre certezze. Siamo in una società spaventosamente bipolare. La sinistra non ha capito in tempo tutto questo (...) Probabilmente dal 2008 in poi, con la crisi economica, dovevamo marciare nella direzione opposta di quella che ha invece fatto. Lo dico con autocritica. La sinistra doveva recuperare la propria funzione storica: se il capitalismo ha mostrato le proprie contraddizioni, allora occorreva che la sinistra recuperasse una cultura critica del capitalismo, con il senso della misura, come condizione culturale per rifondare un'azione politica più efficace. Invece ce ne siamo andati dalla parte opposta.
Dobbiamo ripartire da lì. La sinistra deve ritrovare una sua ragione d'essere".
Proseguendo: "La drammaticità esistenziale della crisi riproponeva la necessità di partiti ideologici. Cosa c'è di più ideologico della Lega? La Lega mica ha un programma di governo! Il Governo del centrosinistra nei territori è ottimo, ma dall'altra parte c'è la forza di un messaggio ideologico. Noi abbiamo operato un disarmo unilaterale pensando che fosse finita la guerra è invece cominciava. E' stato un grave errore. Non c'è dubbio che noi governiamo bene, ma a milioni di persone non gliene frega niente, perché hanno bisogno di un messaggio che li rassicura. Abbiamo dismesso i nostri valori, non abbiamo più una comunità che li faccia vivere.
Quindi se di fronte alla barbarie della destra si evocano i principi di umanità e solidarietà, essi non arrivano alla percezione della gente. Noi parliamo ad un uditorio razionale che già ci vota. Ma a chi ha problemi di reddito, prospettive, malattia e incertezza noi non comunichiamo più. Occorre un forte elemento identitario, l'idea di fare dei partiti non ideologici è stata una scemenza. Altrimenti diventano comitati elettorali".
'Siamo all'anno zero, oggi il mondo avrebbe bisogno della sinistra, va redistribuita la ricchezza'
Riguardo alle imminenti evoluzioni nel Partito Democratico, D'Alema ha detto: "Io esprimo la mia piena umana solidarietà a chi nel PD oggi si trova davanti a una sfida difficilissima, ma serve un'operazione di ricostruzione culturale e non può che partire da un dato identitario.
Ma anche dal ripensamento del rapporto fra Stato e mercato. Occorre la consapevolezza che oggi siamo a un anno zero, come ci trovammo noi nell'89, siamo a un punto di ripartenza. Se non capiamo questo sarà difficile ricostruire un centrosinistra in grado di vincere in questo Paese".
Parlando ancora di attualità politica, D'Alema ha detto: "Bisogna ricominciare bisogna partire dai fondamenti. Si pensi a cosa sta facendo il Papa, una figura straordinaria di oggi. E meno male che la Chiesa non è democratica, altrimenti non verrebbe eletto. Lui sta rivoluzionando la Chiesa, ha un coraggio enorme e lo fa nel nome del Vangelo. Lui è una testimonianza del Vangelo senza compromessi. E quindi proprio oggi che la sinistra non va più di moda, essa sarebbe necessaria.
Perché serve una forza politica in grado di regolare e imbrigliare lo sviluppo capitalistico: una pura logica di mercato non garantisce la sopravvivenza del pianeta. Il mondo avrebbe massimamente bisogno della sinistra. E questo bisogno si manifesta in modi diversi, per cui non essendoci una grande forza politica che impone la necessità del cambiamento radicale del modello di sviluppo, è normale che una parte dell'opinione pubblica si rivolge a Greta Thunberg (...) L'ideologia produttivistica che aveva anche il PCI oggi non va più bene, oggi serve redistribuire di più la ricchezza per alimentare i consumi, altrimenti il meccanismo si inceppa. Lo Stato e il pubblico devono riprendere in mano le cose, questo andrebbe fatto anche a livello europeo.
E se l'Europa non lo fa, facendo politiche che scontentano i ceti popolari e avvantaggiando la destra, occorre farlo noi ed avere una strategia economica e industriale per il Paese. Anche così possiamo recuperare un rapporto con la nostra gente che non si sente rappresentata e protetta".
Il paragone fra Berlusconi e Salvini secondo D'Alema
In conclusione D'Alema ha fatto un confronto fra il Salvini di oggi e il Berlusconi del passato, spiegando: "Non ho dubbi che Berlusconi aveva mille difetti, ma a modo suo era un democratico in quanto non ha mai incitato alla violenza. Mentre con Salvini c'è un elemento nuovo: lui ha introdotto nel Paese un clima di intolleranza e violenza. Io trovo intollerabile il fatto di aver gestito l'immigrazione come ha fatto lui.
Nel suo anno al Governo sono sbarcate appena 5.000 persone, eppure per ogni nave che arrivava ha imposto sofferenze inutili, per creare tensione nel Paese e la percezione falsa che siamo invasi. Ha creato un clima di violenza contro gli immigrati in molte città. Salvini è pericoloso per quello ha già fatto, più che per quello che può fare. L'idea che un soggetto di questo tipo possa diventare capo di questo Paese, suscita in me un certo ribrezzo e il bisogno di tornare a combattere".