"La palla passa a ciascuno di noi". Ne è sicura Maria Rita Gismondo che su Il Fatto Quotidiano firma un articolo in cui manifesta il suo punto di vista su come siano andati i primi giorni della cosiddetta fase 2. Un periodo in cui le restrizioni sono state allentante e dove molto dipenderà dal buonsenso dei cittadini. La direttrice di microbiologia clinica e virologia dell’ospedale Sacco di Milano ha notato diversi punti critici che potrebbero essere un indice pericoloso per il futuro. Il rischio è quello di compiere un passo indietro che sarebbe un colpo terribile soprattutto per un'economia già provata dal periodo di paralisi assoluta durato quasi due mesi.

Troppa gente fuori dai locali commerciali

La fase 2 rappresenta quasi uno stato di transizione tra la paralisi sociale ed economica pressoché assoluta della fase 1 e la normalità. I controlli, anche per via delle diverse norme, non possono essere serrati come prima. Questo pone i cittadini nelle condizioni di essere padroni del proprio destino. "Non si può - evidenzia Maria Rita Gismondo - puntare solamente sui controlli, ci salverà solo la responsabilità personale". Al momento, però, ci sarebbero segnali che potrebbero risultare preoccupanti se dovessero trovare conferma. "A guardare il traffico - evidenzia la dottoressa - che è tornato nelle strade delle nostre città, le code fuori dai bar e dalle pizzerie, non si può certo stare tranquilli".

Il riferimento è al fatto che all'interno degli esercizi commerciali si entra in maniera contingentata (spesso una alla volta), ma le attese creano gruppi di persone davanti agli ingressi dei locali. "Anche i supermercati - prosegue la Gismondo - hanno allentato i controlli. Seppur con mascherina e guanti e dopo il controllo della temperatura corporea, il numero di clienti è aumentato".

Fase a 2 a rischio se dovessero risalire i numeri

Il rischio assembramenti equivale ad alimentare il rischio di focolai o di un'impennata dei numeri. Tuttavia, a definire la realtà delle cose saranno principalmente i numeri che vengono monitorati quotidianamente. Qualora le statistiche dovessero comportare il rischio saturazione delle strutture sanitarie e delle terapie intensive, la possibilità di dover richiudere tutto è assai concreta.

"Dal momento in cui - evidenzia Maria Rita Gismondo - dovessimo accorgerci di un'inversione del trend, dovremmo intervenire immediatamente". La conseguenza sarebbe un alto numero di decessi. "Spero - auspica la Gismondo - davvero che non ci aspettino numeri preoccupanti di risalita del contagio". Non resta che attendere e confidare che tutto vada per il meglio senza che le cifre diventino quelle che nessuno si augura.